Giovedì 7 maggio si è tenuta la “Festa del Mammuth”, nel polo chimico bio medico dell’Università di Ferrara.
L’evento è sulla bocca di tutti in queste ore, poiché ha riportato episodi degni di nota: una ragazza lievemente ferita e un muretto abbattuto.
La fattispecie va analizzata da due punti di vista: in primo luogo, la sicurezza delle infrastrutture; di certo, è vero che un muro di cinta non è costruito per sopportare la pressione di centinaia di persone, ma d’altro canto non è ammissibile che crolli con così tanta facilità. Sicuramente le cose sarebbero andate diversamente se ci fossero state due entrate tali da far confluire le persone da più punti; per esempio, una per chi aveva già acquistato la prevendita del biglietto, e un’altra per chi il biglietto ancora non ce l’aveva.
In secondo luogo, ciò che ha scandalizzato maggiormente è stata l’indifferenza dei ragazzi di fronte all’accaduto: il crollo del muro non ha mutato le intenzioni della folla, che ne ha approfittato per introdursi nel giardino senza pagare il famigerato biglietto (per la cronaca, costava cinque euro, ed il ricavato della festa è stato donato in beneficienza), scavalcando letteralmente i calcinacci del muro e le poche persone cadute con esso. Menefreghismo totale: l’unico obiettivo era entrare, ad ogni costo.
E non finisce qui: poco più tardi, l’ambulanza cercava disperatamente di uscire dal perimetro del polo, con tanto di sirene e lampeggianti, ma è stata frenata dalla stessa folla di persone, che ne bloccava il passaggio.
La soluzione non deve essere drastica: le feste universitarie devono continuare (specie quando ottengono le dovute autorizzazioni dal comune, come in questo caso), ma con una migliore organizzazione ed una partecipazione più sensibile da parte di noi tutti ragazzi, universitari e non … perché dentro quell’ambulanza potevamo esserci noi!
Leonardo Uba, presidente del Consiglio degli Studenti di UniFe