E’ magra magra la ragazza di fronte a me. Ha una cascata di capelli neri, raccolti a meta’ ed e’ avvoltolata in maglioni di lana. Ordina un americano e una torta alle carote. Fuori c’e’ il sole. La ragazza di fronte a me si chiama Valeria Tinarelli, non le darei piu’ di venticinque anni. Primo errore, ne ha trenta. Sembra di una fragilita’ disarmante. Secondo errore, dalla fragilita’ viene la forza. E non sono nemmeno sicura voglia parlare con me. Terzo errore, tra tre, due, uno…
Alza lo sguardo e mi dice, “Ho letto il tuo blog e ora non so che raccontarti. Ognuno ha il suo percorso, ma a me paiono tutti come dei super eroi.” Per meta’ con la torta ci gioca, per meta’ la mangia. “Quando Valeria mi ha detto dell’intervista e del fatto che ti avrebbe dato il mio nome, sara’ stato alla fine di quelle chiamate di un’ora che ci facciamo. L’ha buttata li’, tipo trabocchetto. E io ho detto si ma… forse un anno fa non avrei detto si.” Mi guarda e sorride, ora e’ pronta.
Valeria dalla signora Italia si sente un po’ tradita. Il suo racconto per me inizia da Siena, dall’universita’ e piu’ precisamente dalla sua tesi di laurea. E’ da li’ che tutto si trascina e che parte la giostra. “Io ho fatto linguistica generativa, ho fatto sintassi soprattutto. Quando dovevo fare la tesi, era un momento della mia vita un po’ cosi’ e alla fine ho pensato di incentrarla sulla chirurgia cerebrale su paziente sveglio.” Ora, mi ha appena messo in fila, in tre secondi, una serie di parole per cui un’intervista sola non basterebbe mai.
“Ho scoperto che esisteva questa tecnica operatoria che viene usata per togliere un certo tipo di tumori che tendono a posizionarsi nei centri solitamente deputati al linguaggio. Mi sembrava una cosa cosi’ interessante.” Non c’e’ davvero bisogno io la esprima a voce la domanda, la mia faccia e’ un punto interrogativo a se’.
“Comunque l’operazione funziona cosi’, per farti capire. Loro tengono questi pazienti svegli mentre li operano al cervello e fanno dei test linguistici. Cosa che un po’ fa impressione, ma in realta’ il cervello non sente dolore. Questo permette loro di capire se stanno esportando qualche cosa di fondamentale per il paziente. Fatto sta che I test linguistici che fanno loro sono solo semantici. Quindi praticamente mettono il paziente di fronte al computer, cioe’ in sala operatoria gli fanno vedere degli oggetti e il paziente li deve nominare.” Vedi paragrafo sopra per la mia reazione. Quindi poi principessa fragilita’ se n’e’ andata a parlare con quelli dell’ospedale, per cercare di realizzare il suo progetto. E’ stato un si immediato. Non come I due mesi richiesti per convincere l’altra meta’ che doveva essere convinta a Siena.
Il linguaggio e’ la sua passione e la sua ricerca dura un anno. Un anno in cui va in sala operatoria personalmente. Un anno in cui il Sant’Anna diventa il suo luogo. “Stando li’, lavorando con loro, ho sentito che il mio contributo aveva un valore. Non mi ero mai sentita cosi’. Io gli sono grata. La mia supervisor la mattina che mi sono laureata a Siena si e’ fatta 300 km, perche’ aveva un po’ paura che mi mettessero in difficolta’. Sarei rimasta, se avessi avuto la possibilita’, sarei rimasta. E ci ho pure provato a rimanere. Ho provato a prendere il dottorato.”
“Fare gli esami di dottorato in Italia e’ stata una cosa terribile. Fino a che sei la’ dici vabbe’, non lo racconto a nessuno, perche’ tanto non si sa mai che io prima o poi il mio dottorato lo riesca a fare. Finisce che ti vergogni quasi a dire che a Milano Bicocca, quando hai fatto l’esame, sapevi che tre posti erano gia’ stati assegnati il giorno prima. Ti vergogni quasi a dirlo. Cerchi di essere distaccata, di fregartene e capire che in fondo sei sicura di quello che tu sai fare. Ma e’ inutile. Anche se io continuo a crederci in questo progetto che non faro mai.”
E’ dopo questa ennesima delusione, perche’ di cose da cui scappare ce ne sono state alre, che Valeria decide di partire. Mi racconta che c’erano questi due carissimi amici a Londra e che lei ha deciso di seguirli. Ha deciso che era il momento di saltare. “Una volta che te ne vai dall’Italia il mondo diventa enorme.”
Ha provato Valeria, ha provato a trovare I fondi per sviluppare il suo progetto a Londra. Ma l’Inglese e’ un lingua diversa. “Uno dei problemi di base e’ che il test linguistico che io ho fatto a Ferrara, era sull’accordo, riguardava la morfosintassi. Ora di morfo in inglese non c’e’ niente, perche’ loro dicono: io sono, tu sono, egli e’, noi sono, voi sono, essi sono.” Non che questo l’avesse fermata. Le aveva trovate due professoresse di Leeds pronte a darle una mano, persino nel trovare I fondi in Inghilterra, pur continuando a fare ricerca in Italia. Ma la borsa per cui fare domanda non arrivava mai e nel frattempo il Sant’Anna era passato dall’essere nominato cetro di eccellenza al fare due operazioni l’anno.
“Ho iniziato a pensare, se dopo un anno che sono qui io un dottorato ancora non l’ho fatto, forse dovrei andare avanti. Ma e’ questo che mi ha insegnato Londra.” La torta e’ finita, l’americano pure e Valeria ora e’ concentrata solo su di me.
“Comunque nel mentre cercavo di ottenere questo dottorato ho dato lezioni di italiano, ho lavorato al pub, ho fatto la babysitter, sono stata a vendere del miele polacco con la mia coinquilina al mercato a Fulham, cosa che ora ricominciero’ a fare, perche’ fa un po’ meno freddo. Mi sono sempre arrabattata. Poi ad un certo punto ti rendi conto che comunque sei in un posto in cui hai altre possibilita’. Io in Italia avevo questa strana percezione, era come se al di fuori di quel dottorato, fossi un incapace.”
Pero’ Valeria alla lingua non ci rinuncia. Ha iniziato da circa un mesetto a lavorare con una charity che si occupa di persone afasiche. “Suona un po’ come una contraddizione, ma noi andiamo li’ e parliamo. Facciamo corsi di conversazione mentre beviamo il caffe’.” Da qui parte a raccontarmi un’altra serie di progetti. Ed e’ qui che realizzo I miei tre errori iniziali.
Valeria dimostra trent’anni, da come parla. Ha una fragilita’ che le permette di ascoltare gli altri e una forza che le permette di mettersene a servizio e si’, decisamente voleva parlare con me.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com