Due pregiudicati arrestati con l’accusa di frode fiscale, estorsione e frode in commercio, sequestro di beni per 250mila euro, perquisizioni in quattro province a carico di una decina di indagati.
È il primo risultato di un’indagine condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Ferrara che ha eseguito questa mattina due ordinanze di arresto domiciliare disposte dal gip del tribunale di Ferrara nei confronti di due persone già pluripregiudicate che avrebbero gestito, tramite prestanome, una società immobiliare di Poggio Renatico e una rivendita di auto a Ferrara.
Nel mirino delle fiamme gialle sono finiti così Biagio Antonino Buccellato, 63enne nato a Castellammare del Golfo (Trapani) e domiciliato a Poggio Renatico, con alle spalle reati di rapina, furti e spaccio; e Giuseppe Cavallaro, 39enne nato in Germania e residente a S. Giorgio in Piano (Bologna). Nell’aprile del 1997 Buccellato scampò miracolosamente a un attentato, che lo vide colpito da un sicario con sei colpi di pistola.
Quanto invece alle odierne indagini, gli inquirenti hanno ricostruito il mondo che gravitava attorno ai due arrestati. Buccellato e Cavallaro, infatti, secondo la Guardia di Finanza, si erano creati influenze in diversi ambiti del tessuto imprenditoriale locale. I due soci in affari sarebbero stati in grado di condizionare imprenditori e terze persone, creando un terreno fertile per la commissione di una serie di reati che vanno dalla frode fiscale, all’estorsione e alla frode in commercio e per cui, allo stato, sono indagate 11 persone.
Per sfuggire ad ogni tipo di provvedimento di sequestro sui beni immobili e mobili, i due, di cui uno già colpito da misure di prevenzione emesse dai tribunali di Ferrara e Bologna, avevano realizzato il trasferimento fittizio delle proprie attività a soggetti compiacenti: è stata tale condotta a far scattare le misure restrittive.
Oltre agli arresti, la procura ha disposto il sequestro delle società, il cui valore economico ammonta a 250mila euro, oltre ad ulteriori beni in fase di individuazione.
La procura – il fascicolo è in mano al procuratore capo Bruno Cherchi e al sostituto Nicola Proto – ha disposto inoltre l’esecuzione di dieci perquisizioni nei confronti degli indagati, eseguite nel ferrarese e nelle province di Bergamo, Lodi e Cosenza.