Lettere al Direttore
22 Marzo 2015

Il discorso di Govoni per il premio ai lavoratori

di Redazione | 8 min

A tutti voi, premiate e premiati di oggi, e ai vostri famigliari, le mie più vive congratulazioni e un caloroso benvenuto alla sessantacinquesima edizione della giornata della “Fedeltà al lavoro e al Progresso economico”. Siete in molti, di diverse generazioni, vincitori del passato e, nella pratica quotidiana, sempre vincitori del presente. Imprenditori, capi d’azienda, lavoratori che hanno dato per lunghi anni il meglio del loro talento, delle loro energie e della loro devozione alla nostra comunità, restituendo a ciascuno di noi la consapevolezza di quel che abbiamo saputo costruire, dei punti di forza e delle potenzialità su cui possiamo oggi contare, della necessità di una straordinaria mobilitazione per liberarci da antiche insufficienze e far fronte a momenti di estrema difficoltà.

Ringrazio le Autorità, che ci hanno onorato della loro presenza, i rappresentanti delle categorie economiche e tutti coloro che hanno lavorato per la buona riuscita di questo evento. Un ulteriore, sentito ringraziamento va a tutti i Sindaci presenti (e sono davvero tanti questa mattina), il fronte più esposto alle sfide della quotidianità, a tutte le manifestazioni di malessere sociale e civile e alle istanze che ne scaturiscono, così come alle emergenze naturali e ambientali che scoppiano improvvise o che si è nel tempo mancato di prevenire. Desidero dirvi che mi sento vicino al vostro lavoro e ai vostri affanni, alle difficoltà dell’azione immediata che non può mancare da parte vostra e dello sforzo di progettazione cui non potete rinunciare.

Un grazie di cuore a Stefano Ravaioli, bravissimo conduttore che, ancora una volta, sarà l’animatore di questa giornata e, non da ultimo, alla Dirigente Scolastica, agli insegnanti, alle ragazze ed ai ragazzi della scuola alberghiera che sempre collaborano alle nostre iniziative.

Le tensioni finanziarie che continuano ad attraversare l’Europa, sono lo specchio di squilibri non ancora pienamente riassorbiti. Dal canto suo, a ventitre anni anni dall’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, l’Unione Europea non sembra ancora entrata nell’età adulta – quella politica – dell’istituzione pensata allora.
Sul piano nazionale, la tenuta dei conti pubblici ci sta tenendo al riparo dalle ondate speculative. Ma il ritorno alla crescita dell’economia reale è lento e sconta i troppi ostacoli che ancora frenano le imprese italiane, riducendone la competitività.

Con la stessa forza con cui si è abbattuta sulle economie di tutto il mondo, la crisi ha però riportato all’attenzione l’importanza dei valori “tangibili” per lo sviluppo: laboriosità, fedeltà, voglia di fare, attaccamento, spirito di intrapresa. Tutte caratteristiche che contraddistinguono i premiati di oggi che, nel loro insieme, costituiscono il nostro prezioso “capitale umano”.

Questa ritrovata consapevolezza – unita all’esercizio della responsabilità – è la risorsa più pregiata su cui possiamo contare per recuperare quel bene indispensabile che è alla base di ogni prospera convivenza: la fiducia.

Un traguardo possibile solo se il Paese saprà darsi degli obiettivi alti. Se tutti insieme, nessuno escluso, riusciremo a condividere la visione di una società diversa, più rispettosa dei sacrifici delle persone, più giusta verso chi si impegna ad osservare le sue regole, più ricca di opportunità per chi ne fa parte.

L’esperienza di chi fa impresa sa da sempre che i grandi sconvolgimenti sono anche momenti in cui si aprono le più grandi opportunità!

In questa Giornata di festa – che intorno alla Camera di commercio chiama a raccolta i rappresentanti delle istituzioni e di tutte le forze produttive della provincia – io vedo l’occasione per rilanciare un messaggio forte. E cioè quello di una grande e responsabile mobilitazione per smantellare tutti quegli ostacoli che ci impediscono di crescere ed affermarci come potremmo. Quei tanti lacci e lacciuoli che, anziché allentarsi e sciogliersi, continuano a trattenere le forze più dinamiche della nostra società.

Mai come in questo momento si avverte l’esigenza di una grande stagione di riforme. Questo Governo ha messo al centro del proprio programma di azione riforme importanti che il perdurare della crisi globale non deve ritardare ma, semmai, accelerare. Tra queste, quella dell’ordinamento delle Camere di commercio è apparentemente piccola, eppure di estrema importanza. Perché è lo strumento che può – finalmente – contribuire a valorizzare appieno le imprese.

Attraverso la riforma delle Camere di commercio è possibile avviare un passaggio culturale verso un’Italia più moderna e competitiva. Verso un Paese in cui venga finalmente superato il principio per cui “tutto è vietato, salvo ciò che la burocrazia concede di fare”. E dove si affermi, invece, il principio secondo cui “le regole sono al servizio dell’uomo e della sua libertà d’intrapresa”. Tenendo presente una cosa: che le regole, da sole, sono strumenti “spuntati” se non sono sostenute da un’etica civile forte e diffusa.

La sfida del Paese sta tutta in questo ribaltamento di valori che, proprio perché culturale, in larga misura può essere realizzato con riforme “a costo zero”. In particolare, riconoscendo il ruolo dei corpi intermedi della società, per dare spazio a tutte quelle forme di auto regolamentazione che realizzano il principio di sussidiarietà.

In un Paese come il nostro – che si è saputo affermare grazie all’intelligenza, alla creatività e al sacrificio dei suoi cittadini – l’impresa ha svolto un ruolo insostituibile per la creazione di benessere diffuso e la tenuta sociale. Seguendo quella spinta interiore che Luigi Einaudi coglieva alla perfezione e che – oggi – amo ricordare: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno…”

L’Italia attraversa un periodo difficile della sua storia, fra grandi potenzialità e forti rischi, come dimostra la sua economia: da una parte il grande slancio dell’export, in grado di far valere la qualità del made in Italy con concorrenti agguerriti su mercati nuovi e molto promettenti; dall’altra il mercato interno, che invece non è in grado di sostenere il sistema industriale.

La crisi mondiale si è innestata su problemi che vengono da lontano e che vanno ben oltre il pesante debito pubblico: la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, la mancanza di lavoro, il peso delle mafie e di una corruzione mai contrastata adeguatamente, una burocrazia spesso soffocante, il Sud che perde contatto con il resto del Paese.

Rimediare non è facile, ma è alla nostra portata. Serve però un’idea di futuro. E’ indispensabile acquisire la consapevolezza dei nostri punti di forza, per mobilitare i talenti e le energie migliori. Siamo immersi nella bellezza, che sappiamo portare nei nostri prodotti grazie alla forza della nostra cultura. Grazie ai nostri saperi sappiamo fare cose che il mondo ama. E grazie alla vitalità dei territori e delle comunità sappiamo mantenere vivi questi saperi – un legame preziosissimo con la tradizione – e sappiamo rinnovarli con le nuove tecnologie, la creatività, la green economy, il web.

Perché, nonostante tutto, l’Italia è tra i soli cinque paesi al mondo ad avere un surplus commerciale manifatturiero con l’estero superiore a 100 miliardi di dollari; dal 2009 al 2014 abbiamo incrementato il fatturato estero manifatturiero del 16,5%, facendo meglio di Germania (11,6%) e Francia (5,9%). Il sistema produttivo italiano è quello che guida la “riconversione verde” dell’occupazione europea: l’Eurobarometro stima che, entro fine del 2015, il 51% delle PMI italiane avrà almeno un “green job”, quasi quanto Germania e Francia insieme.

In questo quadro di eccellenza, Ferrara ha energie e talenti sui quali contare per uscire fuori dalla crisi più forte e più competitiva di prima.

Oggi sono quasi 600 le imprese ferraresi presenti sui mercati internazionali. E a farsi strada non sono stati solo l’automotive, la chimica, la meccanica e l’alimentare. A eccellere, ora sono anche la moda, il design ed i prodotti connessi alle tecnologie dell’informazione. Abbiamo conquistato spazi importanti in Paesi lontani, superando spesso gli ostacoli dettati dai limiti dimensionali.

E come non tener conto dei segnali che continuano a provenire dai giovani (più di 1.000 le imprese nate, tra il 2013 e il 2014, nella nostra provincia ad opera di ragazze e ragazzi under 35), come sempre anticipatori del futuro perché capaci di integrare le nuove tecnologie e il rispetto dei saperi tradizionali, la globalizzazione e l’orgoglio locale.

E, a proposito di giovani, sono certo che – in una ideale continuità lungo il sentiero del progresso economico della nostra comunità – il Vostro operato, care premiate e cari premiati di oggi, sarà di stimolo e di riferimento alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi nell’affrontare le difficoltà e le incertezze che li aspettano.

Anche per questo la Camera di commercio Vi esprime profonda riconoscenza per quanto avete fatto in questi lunghi anni di lavoro e di impegno imprenditoriale, per il contributo che, grazie all’inventiva, alla tenacia e all’intelligenza creativa, avete offerto allo sviluppo della nostra comunità.

Per l’entusiasmo, la passione, gli inevitabili sacrifici, l’attaccamento all’azienda e la forte responsabilizzazione sul lavoro, che ha caratterizzato tutta la vostra vita, all’insegna di un modello di impegno e di laboriosità che non teme l’evoluzione del tempo. Siamo orgogliosi di voi. Delle cose che avete fatto, dei segni che avete lasciato. Dell’esempio da cui ci faremo guidare.

E allora – e chiudo – non posso non ricordare la battaglia dell’Assietta, una collina poco fuori Torino, su cui i piemontesi fronteggiarono l’esercito francese 262 anni fa. Con 20mila francesi armati fino ai denti alle porte di Torino, il comando dell’esercito piemontese mandò tutti gli uomini che aveva: solo 5mila fanti, senza cannoni. Lo scontro fu durissimo e, ad un certo punto, l’ordine fu quello della ritirata.

Non c’erano possibilità di resistere. Ma non avevano fatto i conti con il Comandante di quegli uomini, che per tre volte rispose “bogia nen!” e cioè “di qui non indietreggio!”. Inutile dire cha la vinse lui, la battaglia dell’Assietta, perdendo 77 uomini, mentre i francesi ne persero oltre 5mila!

Ecco, a me piace pensare a tutti Voi come quelli che non si ritirano mai, come quelli che tengono le posizioni e ribattono sempre colpo su colpo. E alla Camera di commercio come qualcuno che non suonerà mai la ritirata.

Vi ringrazio.

Paolo Govoni
Presidente Camera di commercio di Ferrara

Grazie per aver letto questo articolo...

Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com