L’incontro di due solitudini
La rassegna “Luci d’inverno” di Ferrara Off si chiude con “Ci si vede ancora”. Repliche il 7 e 21 marzo
È una nuova produzione a chiudere la rassegna “Luci d’inverno” dello spazio Ferrara Off di via Alfonso I d’Este: “Ci si vede ancora”, adattamento teatrale di “Presque jour” dell’autrice svizzera Sylvie Neeman Romascano.
Un esperimento nell’esperimento, lo si potrebbe definire: non solo il testo è ancora un inedito ed è stato tradotto per la prima volta in italiano da Monica Pavani appositamente per portarlo in scena, ma il regista Giulio Costa ha lavorato separatamente con le protagoniste le prove. Le attrici e i loro personaggi si incontrano dunque per la prima volta in scena, davanti al pubblico.
Una scelta, ha spiegato Costa, nata “dal fatto che si pensa che adulti e adolescenti non sappiano vedersi, confrontarsi, abbiamo cercato di rendere evidente questa tensione” nei rapporti intergenerazionali. A questo si è aggiunta “una curiosità mia sull’unicità del momento teatrale”, per questo Roberta Pazi – in scena per interpretare Anna in tutte e tre le repliche – interagisce ogni volta con una Marie diversa: sabato 28 febbraio è stata la volta di Penelope Volinia. “Ci siamo viste solo appena prima dello spettacolo nei camerini e abbiamo cercato di mantenere le distanze il più possibile e devo confessare che Penelope è stata più brava di me”, ha scherzato Roberta Pazi, “quando ci siamo guardate per la prima volta negli occhi in scena davanti a voi è stata una grande emozione, molto forte e interessante”.
Marie, 18 anni, e Anna, madre della sua migliore amica: sono le protagoniste di un dialogo a distanza, formato da un alternanza di soliloqui e flussi di coscienza, attraverso cui il pubblico deve scoprire e ricomporre i brandelli della vicenda che stanno narrando e vivendo. Si scopre che Marie sta soffrendo per amore e dopo aver vagato per ore camminando sotto la pioggia si è ritrovata alla porta di Anna, le loro esistenze hanno in comune qualcosa di più che Lucie, figlia dell’una e amica dell’altra. “E’ assurdo che sia venuta qui da lei”, afferma Marie, che mentre descrive i ricordi d’infanzia in quella casa, sembra essere stata condotta lì da una sorta di segreta ammirazione per Anna, per quella sua gentilezza sopravvissuta alle avversità della vita. Marie sta cercando una guida che l’aiuti in questo momento di spaesamento e Anna sta aspettando qualcuno a cui dedicarsi, con cui essere inevitabilmente materna. In un alternarsi di contraddizioni le loro solitudini alla fine si incontrano di fronte a una tazza di tè in un pomeriggio di metà febbraio, mentre alle finestre si vede il sole.