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18 Febbraio 2015
La Cineteca Nazionale rende omaggio all'attore in occasione della pubblicazione della prima monografia a lui dedicata da Roberto Liberatori

Massimo Girotti: cronaca di un attore

di Redazione | 2 min

girotti 1La Cineteca Nazionale rende omaggio a Massimo Girotti, in occasione della pubblicazione, quest’anno, della prima monografia italiana a lui dedicata da Roberto Liberatori che sarà presentata mercoledì prossimo a Roma al Cinema Trevi, a cura della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia e Teke Editori, moderatrice Laura Delli Colli, presidente del Sngci.

Una vera occasione, questa monografia che restituisce un piccolo spazio nel cinema italiano ad un attore, non l’unico, in realtà, che è caduto vittima di una damnatio memoriae che pare governare ormai ineluttabilmente il nostro tempo e la nostra società. La sua vicenda artistica si snoda nell’arco di oltre sessanta anni della nostra storia, a partire dal 1939 quando, da studente universitario proveniente da una famiglia borghese di origini marchigiane, Girotti si ritrova a godere da un giorno all’altro di una inaspettata popolarità. E’ la bellezza che lo fa notare e lo impone all’attenzione del pubblico e di giovani cineasti. Ma questa magnifica presenza scenica, vissuta spesso come un ostacolo, sarà solo il punto di partenza per un lungo lavoro di crescita professionale e intellettuale. Complice l’incontro e il sodalizio umano e artistico con registi come Alessandro Blasetti, Giuseppe De Santis, Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni, solo per citare quelli più vicini a lui per sensibilità e cultura. Da loro imparerà tutto, creando un modello di professionismo basato sul rigore che lo farà resistere all’usura del tempo e che si porterà appresso fino all’ultima sua commovente performance, quella nel film di F.Ozpetek, La finestra di fronte, del 2003, che pare riassumere, peraltro, in qualche modo, un suo vissuto storico-artistico di grande spessore.

girotti 2Piace, in particolare, ricordare le sue giovanili interpretazioni che trovaron col-locazione a Ferrara e sulle rive del Po: si allude ad Ossessione, il capolavoro neo-realista del 1943 di Luchino Visconti, la seconda trasposizione, dopo quella di Pierre Chenal, Le dernier tournant, del 1939, tratta dal romanzo di James Cain, The postman always rings twice – Il postino suona sempre due volte, ed a Cronaca di un amore, il primo lungometraggio di Michelangelo Antonioni del 1951.

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