Bondeno. Un piano straordinario per il contenimento della nutria, pericolosa per la sicurezza idraulica delle arginature dei fiumi. E’ quanto dispone l’ordinanza numero 384 del Comune di Bondeno, l’ultima in ordine di tempo firmata da Alan Fabbri, quando era ancora in carica come sindaco.
Perché la diffusione della nutria sul territorio è un problema serio, che si rileva nel territorio matildeo, ma anche in altri comuni della provincia. Un animale che le normative considerano una specie nociva e infestante, con la competenza del suo contenimento passata dalle Province ai Comuni, i quali possono però ancora contare sull’appoggio dell’ente provinciale.
Il roditore, infatti, non ha nemici naturali nell’habitat ferrarese, e ogni femmina è in grado di fare registrare un incremento riproduttivo di circa 13 cuccioli. Soprattutto, le nutrie, che frequentano i corsi d’acqua, hanno l’abitudine di scavare le tane anche nelle arginature dei fiumi (così come tassi, volpi e istrici). Un grosso problema per un territorio ferrarese che, per il 40%, è posto sotto il livello del mare. Per questo motivo, al di là dei normali piani di contenimento dell’espansione di questa specie, l’ordinanza prevede una straordinaria riduzione del numero di nutrie.
«Gli enti preposti alla vigilanza e manutenzione delle arginature (consorzi di bonifica, servizi tecnici di bacino, Aipo) – osserva il comandante del Corpo intercomunale di polizia municipale, Stefano Ansaloni, che coordina anche la Protezione civile dell’Alto Ferrarese – hanno più volte segnalato come si siano resi necessari interventi tecnici, anche in via d’urgenza, per riparare le falle causate dalle gallerie scavate da questi animali. Rischiando, diverse volte, incidenti di una certa rilevanza».
Secondo il rapporto della Commissione tecnico-scientifica incaricata di indagare sul collasso dell’argine del fiume Secchia, il 19 gennaio dello scorso anno, è «verosimile che il collasso si sia verificato per effetto dell’interazione tra piena del fiume e l’articolato sistema di tane di animali selvatici». Tale reticolato di gallerie è situato spesso in prossimità di vie di comunicazione stradale e costituisce, perciò, un fattore di rischio. La Regione, negli anni passati, in collaborazione con le province, ha garantito una regolare azione di contenimento della nutria, per una media di 60mila esemplari l’anno. Misure che si sono dimostrate efficaci, se non che in particolari momenti dell’anno la diffusione della nutria sia fonte di preoccupazione. L’ordinanza 384, pertanto, indica che il controllo delle nutrie sia effettuato vietando l’uso di veleni rodenticidi, così come altro metodo selettivo; utilizzando, invece, apposite gabbie trappola, o abbattendo le nutrie da parte di cacciatori nella normale attività venatoria; di agricoltori o da parte di volontari di associazioni venatorie o di coadiutori abilitati della Provincia. «Anche i cittadini minacciati personalmente o per quel che riguarda i propri beni – recita l’ordinanza – potranno abbattere le nutrie, purché sia fatto senza l’utilizzo di armi da fuoco e senza procurare inutili sofferenze agli animali. Rispettando le vigenti leggi, in merito allo smaltimento delle carcasse».