Sisma, Fabbri: “I terremotati pagano la Tari due volte”
Il governo concede esenzioni ma pretende le stesse entrate: "Si paga anche per chi è rimasto fuori casa"
I terremotati pagano la Tari due volte. Oltre alla tassa per le proprie abitazioni, infatti, la popolazione del cratere deve pagare anche per chi è rimasto fuori casa, dal momento che lo Stato non intende scontare neppure un euro dal saldo complessivo dell’imposta. Il governo ha sì concesso le esenzioni a chi ha subito crolli, ma pretende che il gettito totale della tassa rifiuti sia identico a quello di sempre. Lo sostiene il consigliere regionale leghista Alan Fabbri, sindaco del Comune terremotato di Bondeno.
“E’ l’ennesimo tradimento del governo – protesta – che non è disposto a rinunciare a un solo euro di tasse e ha speculato sul terremoto. Questo fisco sciacallo rischia di distruggere ciò che il sisma non ha colpito. Il governo deve subito sopperire alla mancanza di fondi senza costringerci a gravare sulle zone terremotate”.
Fabbri segnala inoltre che “Atersir, l’agenzia regionale che dovrebbe controllare e regolare i costi – sempre crescenti – imposti dai gestori del servizio rifiuti, non svolge alcuna funzione di questo tipo e lascia che le tariffe aumentino”. “Le politiche del governo – conclude Fabbri – stanno mettendo l’un contro l’altro le vittime del sisma”. In un Comune come Bondeno (dove Fabbri è sindaco, ndr), le lentezze burocratiche hanno lasciato fuori casa oltre 900 persone, tra utenze domestiche e non sono stati persi quasi il 20% dei metri quadrati imponibili. Nel complesso, danni si sono registrati a 669 abitazioni e a 170 aziende, “ma lo Stato ha comunque preteso il 100% delle entrate”.
Fabbri interviene anche sulle domande di contributo per gli agricoltori terremotati: “Ok alla proroga, ma il termine per la presentazione
delle domande rimane discriminatorio” afferma, rimarcando che “oggi il settore agricolo ha 4 mesi di tempo in meno – rispetto al mondo delle attività produttive – per presentare domanda di risarcimento post sisma”. Con l’ultima ordinanza, la ’81’, infatti, la nuova deadline per gli agricoltori danneggiati dalle scosse è fissata al 28 febbraio 2015, mentre le aziende possono presentare domande fino al 30 giugno 2015. Identica disparità si registra nella rendicontazione di fine lavori, che scade il 31 dicembre 2015 per il settore agricolo e il 30 settembre 2016 per le
attività produttive. “E’ assurda questa diversità di trattamento”, dice Fabbri. “Il settore agricolo è oggi penalizzato da una burocrazia che impone tempi stretti agli agricoltori, mettendo a rischio, per molti, la possibilità di concludere la procedura per l’ottenimento dei risarcimenti”. “Chiediamo che siano armonizzate le scadenze”. “L’agricoltura – conclude – ha diritto a pari condizioni rispetto agli altri settori, stupisce questo accanimento sul settore primario, che è patrimonio della nostra terra e nucleo fondante della nostra economia”.