
Maria Cristina Cicognani, ex sindaco di Comacchio
Comacchio. È quasi un processo Comacchiopoli ‘in versione ridotta’ quello iniziato ieri mattina nel tribunale di Ferrara, dove i giudici dovranno far luce su un nuovo caso che vede intrecciarsi permessi edilizi, colloqui ritenuti dagli inquirenti sospetti tra politici e imprenditori e presunti ‘piaceri’ richiesti a questi ultimi dall’amministrazione comunale. Nel fascicolo della procura infatti compare la stessa ipotesi di reato del processo ‘maggiore’, concussione per induzione, oltre che due degli indagati: l’ex sindaco Maria Cristina Cicognani e il dirigente dell’ufficio urbanistica Manlio Carli. Entrambi coinvolti e usciti indenni dal processo Comacchiopoli (proscioglimento per la Cicognani, assoluzione in primo grado per Carli) ma che si ritrovano ora a che fare con le accuse di un imprenditore comacchiese, titolare di due bagni a Portogaribaldi, che sostiene di essere stato penalizzato nelle proprie pratiche edilizie per non aver accettato le proposte dell’amministrazione.
Il gestore delle stazioni balneari aveva infatti avviato da diverso tempo – da prima dell’inizio dell’elezione come sindaco della Cicognani – una pratica edilizia per accorpare i due bagni in un’unica attività, per la quale necessitavano autorizzazioni sia dal Comune di Comacchio che dall’Ufficio del Demanio. Un iter burocratico che subì però per diverse ragioni notevoli rallentamenti sia a causa di alcuni cambiamenti normativi sia perché nelle due strutture balneari furono rilevati alcuni abusi edilizi che richiedevano opere di demolizione o l’avvio di una sanatoria. Ne nacque un diverbio tra l’amministrazione comacchiese e il gestore dei bagni, i cui legali paventarono anche l’ipotesi di far causa al Comune per i danni subiti dall’attività a causa della impasse burocratica.
È a partire da questo momento che il tribunale dovrà far luce su quanto accaduto, e in particolare riguardo a un colloquio avvenuto nell’ottobre del 2009 tra il padre dell’imprenditore e i due imputati Cicognani e Carli. Che, secondo la procura, avrebbero fatto capire al proprio interlocutore di essere disposti a velocizzare la pratica edilizia del gestore dei bagni, in cambio del ritiro della causa – in realtà mai avviata ufficialmente dai legali dell’imprenditore – nei confronti del Comune.
La complessità del processo sta quindi proprio nell’assenza di testimoni diretti durante il colloquio in cui si sarebbe verificato il tentativo di concussione – denunciato in procura dal titolare dei bagni -, e sarà quindi indispensabile fare chiarezza sulla reale situazione della pratica edilizia all’epoca dei fatti. In quel periodo vi furono effettivamente diverse modifiche normative sia a livello comunale (si attendeva l’approvazione del piano dell’arenile, che disciplina le costruzioni sul lungomare) che nazionale, con il trasferimento delle autorizzazioni demaniali dallo Stato alle regioni. Riguardo agli abusi edilizi, in seguito il Comune ordinò la demolizione delle strutture illegali, e in particolare di una piscina e di alcune strutture di contorno. Starà ora al tribunale stabilire se l’allungamento dei tempi delle pratiche edilizie fu motivato da mutamenti normativi e altre difficoltà burocratiche o se davvero, come sostiene la procura di Ferrara, durante quel colloquio ‘chiarificatore’ Carli e la Cicognani, difesi ora dagli avvocati Pietro Solinas e Lorenzo Valgimigli, tentarono davvero di calmare le acque con una proposta concussiva.