Economia e Lavoro
25 Ottobre 2014
I sindacati di categoria contro l'ulteriore precarizzazione del settore. Prevista una campagna di assemblee

Settore agricolo a rischio con il Jobs Act

di Redazione | 3 min

agricolturaNon c’è solo l’articolo 18 da difendere. Ai sindacati preoccupano anche altri provvedimenti del ‘Jobs Act’, compresi nella cosidetta “delega aperta”, che potrebbero essere altrettanto dannosi per il mercato del lavoro agricolo. Tanto che le segreterie provinciali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, hanno deciso di avviare una campagna di assemblee sul territorio per informare i lavoratori del settore agroalimentare dei contenuti previsti nel ddl delega sul lavoro “che consideriamo non essere corrispondenti alle reali necessità del Paese in questo momento”.

Inoltre, durante la campagna di assemblee, i lavoratori saranno informati del rinnovo del contratto naazionale per i dipendenti del settore agricolo privato sottoscritto lo scorso 22 ottobre. “Un risultato importante – sottolineano le tre sigle sindacali – che interessa oltre un milione di lavoratori in Italia, circa diecimila nella nostra provincia, con un incremento salariale pari al 3,9% nel biennio  2014/2015, che in un contesto di crisi e deflazione porta un aumento reale di salario nelle tasche dei lavoratori. Contestualmente è stata rafforzata l’esigibilità dei Contratti Provinciali di Lavoro del settore, inserendo anche la possibilità di favorire lo sviluppo della contrattazione legata alla produttività aziendale a livello territoriale. Il rinnovo vede l’inclusione anche dei lavoratori della manutenzione del verde”.

Al di là dei positivi risultati raggiunti, la vera preoccupazione dei sindacati riguarda però i provvedimenti del Jobs Act per il settore agroalimentare. Secondo Flai, Fai e Uila,infatti, il contratto a tutele crescenti, così come previsto, non farebbe altro che aggiungersi alle tipologie di lavoro precario già esistenti, “le quali – precisano – saranno soggette a una semplificazione e non a una  riduzione, prevedendo inoltre l’estensione dell’utilizzo delle prestazioni di lavoro accessorio, comunemente chiamati voucher”.

Proprio le organizzazioni sindacali di categoria non più tardi di un anno fa avevano contrastato con successo lo strumento dei voucher, il cui utilizzo non prevede nessuna copertura contrattuale e previdenziale. “L’utilizzo indiscriminato dei voucher per tutte le attività lavorative discontinue e occasionali in tutti i settori produttivi – dicono ora – metterebbe a rischio l’integrazione al reddito dato dalla disoccupazione agricola che nella Provincia di Ferrara, formata prevalentemente da lavoratori a tempo determinato, rischierebbe di destrutturare l’intero comparto. Inoltre, in materia di ammortizzatori sociali, ad oggi non è prevista una copertura economica sufficiente ad estenderli a tutti i settori e a tutte le dimensioni di impresa. Un altro aspetto negativo incluso nel provvedimento normativo è quello relativo alla previsione di limiti alla modifica dell’inquadramento, il demansionamento stabilito per legge affiderebbe unilateralmente alla imprese la facoltà di rivedere le mansioni dei lavoratori con conseguente riduzione delle retribuzioni. La revisione della disciplina del controllo a distanza e la semplificazione dei controlli in materia di sicurezza sul lavoro, di fronte alle tragedie dei giorni scorsi sarebbero un ulteriore campanello d’allarme da non sottovalutare”.

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