Terre del Reno
24 Ottobre 2014
La polizia sgombera il presidio dei lavoratori esclusi dall'appalto, che impedivano l'accesso ai dipendenti

Mirror, scontri tra polizia e manifestanti

di Ruggero Veronese | 4 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

Sant’Agostino. Sale la tensione alla Mirror di Sant’Agostino, dove continua il presidio dei 14 facchini esclusi dall’azienda dopo il cambio di appalto e dove ieri mattina si sono registrati anche scontri tra polizia e manifestanti (lavoratori appoggiati da Cobas e centri sociali), che avevano impedito ai dipendenti dell’azienda di entrare e uscire dallo stabilimento al termine dei turni di lavoro. Una tensione salita alle stelle e che ha raggiunto l’apice attorno alle 10, quando la polizia è intervenuta per sgombrare il presidio e permettere l’accesso dei lavoratori alla fabbrica. Ne è nato uno scontro diretto con i manifestanti, finito con il lancio di una tavola di legno da parte dei manifestanti, ‘arginati’ dalla polizia dietro le transenne. Fino a quando l’accesso allo stabilimento è tornato alla normalità e i manifestanti si sono preparati alla conferenza stampa davanti ai cancelli dell’azienda.

In tale occasione hanno preso la parola alcuni delegati – “entrambi italiani”, come hanno rimarcato loro stessi – Cobas delle aziende Camst e Arcese. “Quello che accade in questa azienda non è un caso unico ma un problema che esiste in tutti i magazzini della logistica in Italia – afferma un delegato della Camst-Bologna Interporto -. Spesso i lavoratori vengono sfruttati, non viene applicato il contratto collettivo nazionale e non vengono applicate le norme di sicurezza. Tutto questo – accusa – per incentivare la produzione e incentivare i guadagni di questi signori che si spacciano per il bene del Paese”. Non meno duro è il delegato della Arcese: “Noi abbiamo un 50% di italiani e gli sfruttamenti sono gli stessi. Addirittura da noi le cooperative hanno la libertà di mettere una legge interna e abbiamo una forma di premiazione che se lavori bene, se non lavori vai sotto con gli incentivi e c’è addirittura una clausola interna della cooperativa che dice che se l’incentivo annuo è inferiore a mille euro c’è il diritto di licenziamento. L’incentivo – precisa il delegato – va in negativo anche se si va in malattia, infortunio e ferie”.

Il tutto, ricordiamo, ha avuto inizio per la richiesta dei lavoratori di rispettare l’accordo, scaduto il 30 settembre, che avrebbe dovuto portare alla loro riassunzione dopo il cambio di appalto operato dalla Mirror. E dopo l’ultimo incontro in prefettura di venerdì scorso hanno deciso di tornare a presidiare i cancelli da lunedì mattina all’alba. Nel frattempo la Mirror – dopo aver incassato anche la solidarietà del leader leghista Matteo Salvini – non ha arretrato di un millimetro dalle proprie posizioni. “È ripresa l’occupazione alla Mirror – si leggeva alle 6 di mattina sulla pagina Facebook ufficiale dell’azienda -. Giù dal letto, si parte a difendere ancora una volta la nostra fabbrica”. Un post a cui ne seguiva, pochi minuti dopo uno ancora più esplicito nella condanna verso i manifestanti: “All’interno dello stabilimento vi sono i dodici operai del turno della notte. È stata data loro la possibilità di uscire, ma molti di loro sono spaventati, hanno paura di attraversare il gruppo di “terroristi” e hanno preferito rimanere dentro tutti insieme. Un incubo”.

La situazione si è sbloccata attorno alle 10, con l’arrivo di due automezzi blindati e l’intervento delle forze speciali della polizia. Tra i manifestanti anche Eleonora del “Laboratorio Crash” di Bologna, che riferisce di aver assistito anche a qualche manganellata da parte degli agenti sui manifestanti. Uno “sgombero piuttosto brutale” secondo l’attivista, in particolare dopo che i manifestanti si sono spostati dalla zona del picchetto alle carreggiate della strada, dove hanno impedito l’accesso ai camion nello stabilimento. La protesta si è quindi spostata presso i cancelli delle Ceramiche Sant’Agostino, dove i manifestanti hanno formato un corteo per spiegare ai lavoratori in zona la situazione dello stabilimento Mirror.

“Quante di queste notizie sconfortanti abbiamo già visto e quante ne dobbiamo vedere ancora prima di avere finalmente il reddito di cittadinanza in Italia, che eviterebbe questi scontri sociali?” – dichiara Giulia Gibertoni, candidata presidente alla Regione Emilia Romagna per il Movimento 5 Stelle, intervenuta sulla vicenda -. Di queste situazioni limite ce ne saranno ogni giorno di più se lasciamo fare al Pd e alla sua visione del lavoro che tramite il Jobs Act promuove la libertà di licenziare, l’abbandono di ogni forma di tutela per i nuovi assunti, il demansionamento facile, una flessibilità esasperata, niente soldi per i sussidi, l’indebolimento dei centri per l’impiego a favore di agenzie interinali private e l’abbandono a se stessi di professionisti e artigiani con partita Iva. Questa spinta del Pd verso il precariato selvaggio – attacca ancora la candidata grillina – va contrastata subito con politiche forti e l’approvazione del reddito di cittadinanza, snellimento delle pratiche burocratiche per le assunzioni, investimenti adeguati agli standard europei, taglio dell’Irap sostegno alla ricerca e all’innovazione, aiuti agli autonomi e alle Pmi”. “Una regione a 5 Stelle favorisce trasparenza e accessibilità di tutti i fondi di finanziamento europei e nazionali, gestiti a livello regionale, l’aumento dei fondi di garanzia regionali e l’accesso al credito, il contrasto alla delocalizzazione e gli incentivi a nuovi insediamenti imprenditoriali, il collegamento tra esigenze reali delle imprese, formazione vera e non fittizia e domanda di lavoro – propone la Gibertoni che conclude – solo così riapriamo insieme in questa regione il senso del futuro”.

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