“Il Decreto 133/2014 cosidetto Sblocca Italia è un provvedimento privo di qualsiasi visione strategica rispetto alle politiche ambientali future mentre costituisce un insieme di provvedimenti atti ad affrontare situazioni emergenziali nel nostro Paese presenti da diversi anni”. Alessandro Bratti, parlamentare ferrarese del Pd, si esibisce in una critica corredata da tante giustificazioni allo Sblocca Italia, a partire dal piano rifiuti.
“Riguardo alla politica sulla gestione dei rifiuti – afferma Bratti in un intervento sul suo blog, rispondendo indirettamente alla richiesta di aiuto avanzata ieri da Rossella Zadro -, penso che l’articolo che prevede la ricognizione delle capacità di incenerimento complessivo nel Paese, eliminando i confini amministrativi per quanto riguarda i rifiuti urbani indifferenziati e prevedendo solo dopo la costruzione di nuovi impianti di interesse strategico, serva di fatto a risolvere un problema legato alle pesanti sanzioni economiche inflitte dalla Commissione europea derivanti dal non rispetto della legislazione europea da parte del Lazio e della Campania. Questo provvedimento se non accompagnato nell’immediato da altri dispositivi legislativi che impostino con chiarezza la strategia riguardo alla gestione delle risorse che si vogliono mettere in campo rischia di essere una soluzione permanente”.
Secondo il parlamentare nella discussione alla Camera comunque sono stati approvati alcuni miglioramenti “proprio per impedire che il provvedimento emergenziale si trasformi in una scelta strutturale tra l’altro in contro tendenza a ciò che l’Europa ci propone”. Ma, prosegue Bratti, “non c’è dubbio che trattasi di un provvedimento che presenta una forte dose di ingiustizia sociale in quanto premia indirettamente chi ad oggi non ha applicato le norme e penalizza chi ha fatto il proprio dovere”.
La vera insidia e il vero pericolo stanno però negli articoli che riguardano le parti energetiche, ma “non tanto nella proposta di sbloccare situazioni legate a progetti di costruzione di infrastrutture già approvate per accordi internazionali (gasdotti in primis), quanto per la scelta di fatto di ricorrere allo sfruttamento delle risorse fossili autoctone. Credo che in questo caso ci si trovi di fronte ad un cambio strategico, l’ennesimo”.
Tante critiche, ma alla fine, precisa il deputato, “penso di aver dato un piccolo contributo a migliorare in senso ambientale questo Decreto e ne voterò la sua conversione qualora si ponga la questione di fiducia senza però condividerlo pienamente”.