Pubblicate le linee guida per rilevare la Ccsvi
Elaborate e pubblicate da oltre 60 esperti
Novità importante in tema di Ccsvi, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale scoperta da Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara, la cui diagnosi non facile ha indotto molti studiosi a negare l’esistenza stessa di questa patologia venosa.
Secondo gli autori, sotto gli auspici della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari (Isnvd) – il massimo organismo internazionale che si occupa di malattie neurovascolari – sono state create tra i 2011 e il 2012 dai membri della stessa Isnvd quattro commissioni di esperti per determinare e standardizzare i protocolli di imaging sia non invasivo che invasivo per l’individuazione di anomalie venose extracraniche indicative di insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi). Le commissioni hanno creato gruppi di lavoro su ecocolordoppler (Us), risonanza magnetica (Mr), venografia con catetere (Cv), ed ecografia intravascolare (Ivus). A questi gruppi di lavoro sono stati invitati a dare il loro contributo membri non Isnvd di altre società scientifiche.
Grazie al lavoro degli oltre 60 massimi esperti di neurologia, radiologia, chirurgia vascolare, e radiologia interventistica coinvolti, sono stati sviluppati protocolli standardizzati di imaging non invasivo e invasivo per l’individuazione di anomalie venose extracraniche indicative di Ccsvi. Queste linee guida presentano per la prima volta i protocolli di imaging per la Rm e l’ecografia intravascolare e descrivono raffinati protocolli per l’ecocolordoppler e la venografia con catetere.
Gli esperti sottolineano inoltre la necessità dell’uso di imaging multimodale non invasivo e invasivo per diagnosticare adeguatamente e monitorare le anomalie venose extracraniche indicative di Ccsvi in studi in aperto (open-label), o studi randomizzati, in doppio cieco controllati.
“Le linee guida dell’Isnvd costituiscono un atteso e ineludibile punto di riferimento per la libera ricerca medica che si occupa di Ccsvi in quanto patologia a sé stante – afferma Gabriele Reccia, presidente dell’Associazione Ccsvi nella Sm -. E saranno uno strumento di verità non solo per confermare il legame esistente tra Ccsvi e malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla ma anche per disegnare nuovi studi interventistici di cui la ricerca medica seria non può fare a meno”.