Comacchio. L’Ente per i parchi e la biodiversità del Po prende le difese del Piano di stazione del centro storico di Comacchio dopo le polemiche e le accuse all’Amministrazione comacchiese di voler favorire nuova edificazione e procedere ad altra cementificazione del territorio. E’ una sorta di difesa d’ufficio, dato che lo stesso Ente aveva pienamente condiviso i contenuti e le scelte del Piano di stazione, ma le valutazioni del presidente Massimo Medri e della direttrice Lucilla Previati intendono comunque fornire al confronto in atto ulteriori elementi di analisi.
Si parte dalla considerazione del fatto che “sta prendendo forma un nuovo modello di sviluppo del territorio che, se adeguatamente sostenuto e confermato anche dal costituendo Psc, dovrà basarsi sulla rigenerazione e sulla difesa del paesaggio, sul rispetto e sulla difesa della natura e sulla capacità innovativa di fare impresa puntando alla qualità e all’eccellenza degli interventi perfettamente inseriti in un contesto rigenerato e riorganizzato”.
Medri e Previati precisano che la superficie complessiva del Piano di stazione aumenta rispetto alla precedente di oltre 300 ettari di cosiddetta “area contigua “. “Questa scelta – dicono – rappresenta un rafforzamento del filtro fra le zone di Parco vero e proprio e il resto del territorio, obbligando gli Enti e le imprese a misurarsi con un nuovo modello di sviluppo che mette al centro la natura e il paesaggio e punta a interventi di qualità dentro e fuori il Parco. Le aree contigue sono sempre state considerate aree di dialogo con la possibilità di realizzare opere e infrastrutture in sintonia con gli obiettivi generali del Parco”.
Da considerare inoltre che le aree configurate dal Piano come AC. AGR. C. (con possibilità di realizzare strutture legate all’accoglienza turistica) sono il 3,58% per cento dell’insieme delle aree contigue. “In queste aree – spiegano presidente e direttrice dell’Ente – esisteva già una volumetria possibile e usi urbani previsti dal Prg vigente, che il piano del Parco cerca di unificare. Ovviamente, si delega invece agli strumenti urbanistici comunali il compito di fissare limiti e condizioni, sulla base delle precise prescrizioni indicate dal Piano (vedi gli ambiti di progettazione unitaria)”.
Per l’Ente per i parchi e la biodiversità del Po l’elemento qualificante riguarda, oltre all’adozione da parte dell’Amministrazione comunale di una delibera di indirizzo che, in modo inequivocabile, fissa la regola che non potranno esserci nuovi volumi al di fuori di quelli previsti dalle norme vigenti, il fatto che il Piano preveda la ricostituzione del Bosco Eliceo nelle aree contigue per diversi chilometri di lunghezza e per una superficie complessiva di circa 140 ettari assolutamente inedificabili. “Il Bosco Eliceo – concludono Medri e Previati – in parte riscatta ecologicamente il paesaggio antropizzato e costituisce l’elemento strategico a cui si devono collegare le varie progettazioni per costruire veri e propri corridoi ecologici per conciliare biodiversità e nuove forme di sviluppo”.