Economia e Lavoro
11 Settembre 2014
Sindacati sul piede di guerra dopo l'incontro con Rinaldi: "Serenissima è in utile e la produzione è aumentata"

Mensa a Cona, “I dati danno torto all’azienda”

di Ruggero Veronese | 3 min

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da sx: Luca Benefenati, Marco Corazzari e Giorgio Zattoni

Come giustificare una domanda di cassa integrazione in deroga, quando viene avanzata da un’azienda con i bilanci in utile e che solo a Ferrara ha avuto un aumento di 13mila ore di servizio nel 2013? È quanto si chiedono i sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil di fronte alla procedura richiesta al ministero del lavoro da Serenissima Ristorazione, l’azienda che a Ferrara gestisce tutti i servizi relativi a pasti e mensa nell’ospedale Sant’Anna, negli ambulatori di Corso Giovecca e al centro di riabilitazione del Pellegrino. Una procedura che, come accennato pochi giorni fa, ha lasciato letteralmente di stucco i sindacati sia per le sue motivazioni che per le modalità. E le perplessità sono drasticamente aumentate dopo l’incontro tra i tre segretari provinciali delle sigle – Marco Corazzari, Luca Benefenati e Giorgio Zattoni – dopo il confronto avuto in mattinata con il direttore generale del Sant’Anna Gabriele Rinaldi.

Se fino a ieri i dubbi dei sindacati erano supportati solo da proiezioni di dati non ufficiali, l’incontro con Rinaldi ha definitivamente fugato ogni dubbio. Serenissima infatti ha richiesto la cassa integrazione in deroga per i circa 120 lavoratori (in maggioranza part-time da 4 ore e mezza al giorno) della mensa del Sant’Anna, ricevuta in appalto da Progeste, affermando che negli ultimi mesi vi sarebbe un “forte calo delle richieste di pasti”, che renderebbe sovradimensionati gli organici dell’azienda. Una procedura attivata in sei diverse regioni – e che per questo passa direttamente al ministero – che in Emilia coinvolge la struttura di Cona. E qui nasce quello che i sindacalisti definiscono il primo “sgarro nei confronti dei lavoratori e dei sindacati”. “È da due anni che portiamo avanti una serrata trattativa sugli orari – spiega Corazzari della Cgil -, e poi veniamo a sapere dalle segreterie nazionali che l’azienda ha richiesto la cassa integrazione al ministero”. Una situazione ancora più beffarda dal momento che, come afferma Zattoni della Uil, “parliamo di una società che ha addirittura ricevuto la certificazione etica SO 8OOO per le buone relazioni sindacali”.

Ma cosa sta avvenendo tra i dipendenti della Serenissima in forza al Sant’Anna? I sindacalisti riferiscono che “nei giorni scorsi, l’azienda ha cominciato a forzare gli orari e a imporre diminuzioni di un quarto d’ora sul normale orario di lavoro, in modo da presentare al ministero il calo del servizio. Nel frattempo però vengono richieste anche prestazioni straordinarie e questo crea notevoli disagi ai dipendenti”. Una situazione che genera orari impossibili per i lavoratori della mensa, che si ritrovano costretti a ‘mini-turni’ di lavoro da un’ora e mezza o due spezzettati nell’arco della stessa giornata. “Alla fine per lavorare 4 ore e mezza – sostengono i sindacati – si resta impegnati per 10 ore. Ma chi ha un lavoro part-time dovrebbe avere il diritto di cercare anche un’altra occupazione per sbarcare il lunario, cosa impossibile in queste condizioni”. Un’osservazione fondata sullo stipendio medio dei dipendenti delle mense, in media di poco superiore ai 500 euro.

Ecco quindi spiegate le mosse dei sindacalisti, che hanno incontrato Rinaldi per spiegare la situazione e chiedere il capitolato dell’appalto passato a Serenissima. “Ringraziamo il direttore generale per la disponibilità e per averci fornito i dati, che confermano che la richiesta di pasti in realtà sia in aumento. Da parte sua ha detto che chiederà conto personalmente a Progeste, che in questa situazione è il garante del capitolato”. L’obiettivo dei sindacati è quello di arrivare a un accordo sui contratti che conceda un margine di mobilità a Serenissima, ma senza che questo vada a scapito dei lavoratori. “In questi due anni abbiamo sempre cercato di agire con senso di responsabilità, ma di fronte alla nostra proposta l’azienda ci ha quasi sbeffeggiati. Chiedevamo che le ore di lavoro aggiuntive andassero per un terzo all’aumento degli orari dei part time individuali, per un terzo alle nuove assunzioni e per un terzo restassero a disposizione dell’azienda per la flessibilità, da gestire durante i mesi estivi in cui la richiesta effettivamente cala. Ora è da mesi che chiediamo invano un incontro all’azienda”.

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