Sarà una lista unica a decidere il prossimo consiglio provinciale, il primo della riforma Delrio. Il ‘listone’ convoglierà l’intero arco rappresentato nel Ferrarese: dal Pd a Forza Italia, dalla Lega al Ncd, fino al Movimento 5 Stelle. Nei giorni scorsi si sono incontrati i sindaci del territorio per studiare le non semplici regole che disciplineranno il nuovo corso dell’ente, che diventerà di secondo livello (le funzioni fondamentali saranno ambiente, la pianificazione dei trasporti, strade provinciali e viabilità, edilizia scolastica, elaborazione dati, pari opportunità, predisposizione di documenti di gara).
Come di secondo livello saranno anche le relative elezioni. Sono eleggibili alla carica di presidente i sindaci e i consiglieri provinciali uscenti, mentre possono essere eletti consiglieri provinciali i sindaci, i consiglieri comunali in carica e quelli provinciali uscenti (cioè chi ha fatto parte dell’ultima assemblea del Castello Estense).
Il presidente dura in carica 4 anni e il consiglio 2 anni. Ferrara rientra tra gli enti con popolazione superiore a 300 mila abitanti e quindi il Consiglio è composto dal presidente e da 12 componenti. Ciascun elettore esprime un voto che viene ponderato sulla base di un indice determinato in relazione alla popolazione complessiva della fascia demografica del comune in cui si è sindaci o consiglieri. Ecco quindi che il voto di un consigliere di Ferrara varrà in percentuale più di quello di un consigliere di un comune. I comuni a loro volta avranno un valore proporzionato al rispettivo numero di abitanti.
Proprio il voto ponderato ha spinto i diversi partiti ad accordarsi per una sola lista. La predominanza dei voti ‘ ferraresi’ avrebbe quasi sicuramente estromesso componenti come Lega e M5S che invece, grazie a questo accordo, potranno essere presenti in consiglio con un proprio componente. “Si tratta di un’intesa – spiega infatti chi si è seduto al tavolo delle trattative – frutto di un ragionamento territoriale più che politico”.