Eventi e cultura
29 Luglio 2014
Oltre 5mila spettatori a Ferrara per il concerto della band scozzese che ha rispolverato brani storici

Simple Minds “vivi e vegeti” in piazza Castello

di Mauro Alvoni | 3 min

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“Prima volta a Ferrara, città su cui ritorneremo”. E città su cui ieri sera si è abbattuto il ciclone Simple Minds, trasformando piazza Castello in una sorta di macchina del tempo in grado di trasportare oltre cinquemila spettatori, stipati all’inverosimile, nell’universo musicale dei favolosi anni ’80, scortati da un Jim Kerr vocalmente ancora in forma e loquace, con il suo italiano stentato e l’istinto del trascinatore, e dai compagni di un viaggio artistico che sembra non avere fine.

Il concerto che la rassegna “Ferrara Sotto le Stelle” ha offerto alla città non ha avuto certo il sapore di una semplice operazione nostalgia, ma di un vero e proprio show moderno in grado di mostrare come brani datati possano risultare ancora estremamente attuali e punto di riferimento per le nuove leve. E far ballare, saltare e cantare tanti ultraquarantenni e non solo, con le canzoni che hanno segnato un’epoca. Il cantante Jim Kerr fa sorridere quando parla alla platea nella nostra lingua, ringraziando la città “per l’opportunità” e cercando quasi di spiegare e giustificare il motivo che porta i Simple Minds, dopo tanti anni, a calcare ancora le scene: “Sono vecchio, sono fame, sono un po’ pazzo”.

Ecco, è proprio quell’essere un po’ pazzi a fornire alla band scozzese l’energia mai sopita degli anni d’oro. E lo dimostrano subito in apertura di concerto, investendo il pubblico con uno “schiaffo” affidato al ritmo pulsante ed esplosivo di “Waterfront”. Le braccia si alzano al cielo, assieme agli smartphone e agli iPad che catturano costantemente le immagini di un evento da portarsi stretti a casa e conservare gelosamente, e c0sì rimangono anche per l’esecuzione della recente “Broken Glass Park”, una delle poche incursioni dei Simple Minds nel repertorio più recente. Poi è tutto un estratto dagli album storici “New Gold Dream” e “Once Upon a Time” (stranamente evitati invece, se si esclude proprio “Waterfront”, i brani dell’altrettanto valido “Sparkle in the Rain”), anticipati da una “Love Song” che effettua un ulteriore passo indietro nel passato remoto del gruppo. Arrivano quindi in rapida successione quattro “classici” immortali come “Mandela Day”, “Hunter and the Hunted”, “Promised You a Miracle” e “Glittering Prize”, con il pubblico in visibilio e Jim Kerr che affronta i suoi “evergreen” alternando fasi di fedeltà vocale all’orignale a variazioni di tonalità che hanno forse lo scopo di mascherare, con esperienza, quel po’ di smalto che il tempo impietoso corrode. Per la voce del leader c’è però un momento di pausa con il sempre interessante brano strumentale “Theme For Great Cities”, magistralmente eseguito dalla band, e con la cover di Patty Smith “Dancing Barefoot” affidato alla sua apprezzabile vocalist.

L’apoteosi arriva con le perfette melodie di “Someone Somewhere in Summertime”, ed è allora che piazza Castello diventa un enorme karaoke, ancor più all’unisono nella successiva “Don’t You (Forget About Me)” e in piena estasi e godimento con la conclusiva “New Gold Dream”. Ma non è finita. I bis sono un’abbondanza di emozioni e divertimento, dalla tranquilla e lenta “Let It All Come Down” alla simbolica e cantabilissima “Alive and Kicking”, per concludere con quella sorta di inno-esortazione che è “Sanctify Yourself”.

I Simple Minds hanno così rispolverato il loro glorioso passato, stregato Ferrara e dato vita a due ore di concerto memorabile, per puri nostalgici, ma anche per chi ha voluto semplicemente godere di quella musica di buona fattura, tra pop, rock e new wave, che gli anni ’80 hanno dispensato generosamente. Con i Simple Minds in prima linea.

(Foto di Giorgio Stellini)

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