
Calderoni con i rappresentanti delle associazioni animaliste
Si troverà a difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio a un giorno esatto dalla scadenza del mandato. Stefano Calderoni, assessore provinciale all’agricoltura, è indagato in seguito all’esposto della Lav contro il piano provinciale di controllo delle volpi datato 2012. Con quella delibera, la numero 287, la Provincia di Ferrara diede mandato ai cacciatori coadiutori di abbattere l’anno successivo 350 esemplari che potevano costituire un rischio idrico e per la fauna.
“Le volpi provocano infatti innanzitutto un rischio idraulico – spiegò nella circostanza Calderoni -, legato alle tane che, un po’ come le nutrie, scavano negli argini dei canali, indebolendone la tenuta. Bisogna poi considerare i danni che questi animali creano negli allevamenti degli animali di bassa corte, ad esempio il pollame, e il rischio di contagio di alcuni morbi particolarmente insidiosi, come la trichinella e la rabbia silvestre: se anche un solo animale di un allevamento di suini venisse contagiato, determinerebbe la distruzione di tutti i capi presenti”.
La notizia non impiegò molto ad arrivare all’orecchio delle associazioni animaliste, che lo scorso febbraio raccolsero ottomila firme per chiedere lo stop alle uccisioni delle volpi in tana. In quell’occasione l’assessore incontrò i firmatari della petizione (Enpa, Animal Liberation, Lega del Cane, Lav) per aprire un confronto nel merito delle modalità di intervento. A partire dai segni di riconoscimento per le volpi, il sistema di intervento ‘tracciato’ per i coadiutori e il divieto di utilizzo del collare elettrico.
Intanto però era già partito un primo esposto della Lav contro ignoti per chiedere il sequestro preventivo dei capi femmina di volpe per il reato di maltrattamento di animali. Secondo la Lega antivivisezione il piano di abbattimento era in contrasto con il parere dell’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): “gli interventi di controllo sono accettabili solo nel caso di accertata inefficacia o inapplicabilità degli interventi di prevenzione e qualora la presenza delle tane di volpi risulti direttamente collegabile ad accertati rischi idraulici”. La Lav nell’esposto sottolineava anche la “atrocità” dell’uso dei cani, “che sbranano femmine e cuccioli nelle tane” o, in alternativa, “ne provocano la morte per inedia dei cuccioli qualora le madri siano uccise a colpi di fucile”. A livello di diritto la denuncia contesta l’illegittimità del provvedimento “per omissione di un passaggio procedimentale obbligatorio” (il parere dell’Ispra), ossia la “preventiva verifica della non effettività dei metodi di controllo non cruenti”.
L’istanza fu accolta dal pm ma rigettata dal gip. Ne seguì però l’indagine da parte del Corpo di Polizia forestale che portò all’iscrizione nel registro degli indagati di tredici coadiutori (i cacciatori intervenuti per conto della Provincia). Per loro intervenne l’archiviazione. Nei confronti di Calderoni si è proceduto per abuso d’ufficio per aver – questa l’ipotesi di reato – intenzionalmente condizionato i contenuti della delibera. Il pm titolare dle fascicolo chiese l’archiviazione, alla quale si è opposta la Lav. Ora, martedì prossimo, si discuterà l’udienza di opposizione.
“Sono tranquillo – questo il laconico commento dell’assessore -; ho piena fiducia nell’operato della magistratura. Attendiamo i prossimi passaggi”.
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