Saltato un turno, quello delle comunali, Progetto per Ferrara sarà presente al prossimo appuntamento elettorale. Quello delle regionali. E non sarà da sola, ma inserita all’interno di un movimento nazionale e regionale. È quanto si prefigge Valentino Tavolazzi, che tra pochi giorni parteciperà alla conferenza nazionale di tutte le liste e movimenti che si rifanno alla democrazia partecipata.
L’8 giugno a Roma risponderanno alla chiamata di Democrazia in Movimento “tutti i gruppi, i singoli e i movimenti sparsi nella penisola che provengono dai Cinque Stelle o non vi hanno mai aderito perché hanno capito subito la natura autoritaria e verticistica del M5S”.
A parlare è uno dei fondatori di Democrazia in Movimento, quel Tavolazzi primo espulso via blog da Grillo nella storia e che ora rilancia una nuova possibile rete “che parte dalla democrazia partecipata e dai principi disattesi da Grillo e Casaleggio”.
Il nuovo contenitore nazionale dovrebbe pescare nello spazio lasciato vuoto o mai conquistato dai grillini. E prova ne è la sua prima concretizzazione bolognese. Nel capoluogo felsineo gli ex Cinque Stelle Favia e Salsi si stanno preparando a competere alle comunali del prossimo anno con “Progetto Bologna” formata da ex attivisti epurati dal Movimento. “L’arresto della crescita elettorale dei Cinque Stelle – commenta Tavolazzi – apre moltissimi spiragli all’attivismo politico. Da una parte perché Grillo ha dimostrato di non essere invincibile e la forza propulsiva della sua tecnica comunicativa è arrivata al massimo, dall’altra perché un movimento senza progetto politico, senza contenuti e incentrato su un leader non è capace di coagulare tutte le forze anticasta e civili”.
Con Dim si rinnova in sostanza a livello nazionale quello che Ppf aveva già provato a costruire a livello locale, una alleanza allargata alle liste civiche e ai movimenti ambientalisti, “fallita perché per statuto i Grilli estensi non potevano appoggiarla, pena l’espulsione, e perché le forze ambientaliste cittadine han dimostrato di non voler costruire seriamente una valida alternativa al Pd”.
Ora il rischio però è quello di un soggetto talmente liquido da diventare rarefatto. Il primo tassello dell’8 giugno dovrà essere la creazione di un coordinamento tra le tante anime sparse nella penisola. “È ancora tutto da scrivere – ammette Tavolazzi -, ma premetto che Dim (di cui Ppf fa già parte, ndr) non ha nessuna intenzione egemone o inclusiva, vogliamo solo trovare un percorso democratico che realizzare una rete nazionale nella quale si riconoscano tutti i soggetti interessati. E per farlo serve stabilire valori unificanti, come il concetto di politica come servizio civico e la negazione del leaderismo”.
Intanto una prima missione è già nero su bianco. Dim ha come obiettivo partecipare alle elezioni locali, “perché non si può fare politica efficacemente fuori dalle istituzioni”. E, per quanto riguarda Ferrara, “lavoriamo in vista delle regionali e dobbiamo arrivare pronti all’appuntamento”. Per Tavolazzi l’impresa non è impossibile: “servirà un marchio nazionale al quale faranno riferimento le varie liste su base provinciale e regionale”.
C’è da dire però che Ppf è reduce da un forfait a sorpresa alle elezioni del 25 maggio. La sua lista non si è nemmeno presentata e il suo consenso potrebbe essersi eroso. “Secondo me invece siamo molti di più di cinque anni fa (quando prese il 3,41%) e non ho dubbi che quest’anno avremmo raggiunto tranquillamente almeno il 5%. Purtroppo nessun candidato era disponibile a lavorare per cinque anni in consiglio comunale sapendo di dover trascurare la propria attività o la propria famiglia. Credo che una proposta forte a Ferrara, divisa tra il dominio del Pd da una parte e una opposizione debole dall’altra, possa raccogliere decine di migliaia di voti. Lo spazio c’è. Va conquistato con le idee”.
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