Si è sempre dimostrato tranquillo e, alla luce dei risultati di questa notte, ne aveva tutte le ragioni. Salvo incredibili sorprese, il clamoroso successo del Partito democratico alle europee dovrebbe aver spianato la strada a Tiziano Tagliani per la successione a se stesso. Anche se il raffronto con i numeri del 2009 riserva alcune incognite.
Forzando un’analisi dei dati in parallelo tra voto per Bruxelles e voto per Piazza Municipale, si nota che il partito del sindaco uscente a Ferrara guadagna oggi in chiave europea 38.960 voti. Che significano in valori assoluti un bel 52,08%, più che sufficiente in teoria per evitare il ballottaggio cui fu costretto un lustro fa. A ben guardare però quella cifra è inferiore al numero di preferenze che Tagliani conquistò nel 2009 al primo turno e che non gli bastarono per sbaragliare subito la concorrenza. Allora gli scrutatori contarono 39.254 voti in capo al candidato di centrosinistra, pari al 45,7% del totale. In quel momento il successore di Sateriale era sostenuto da Pd, Italia dei Valori, Laici Riformisti, Sinistra Aperta e Federazione dei Verdi.
Di quella coalizione è rimasto solo Il Pd (con il Ps che corre senza simbolo). I dipietristi sono oggi avversari con la lista Valori di Sinistra; i Laici Riformisti corrono in solitaria con Un’altra Ferrara di Zamorani e i Verdi non si sono presentati. A sostengo del sindaco uscente ci sono però Io voto Fe della Zadro, che raggruppa il Centro democratico di Tabacci, e Ferrara Concreta, che spazia dai civici agli ex Pdl.
Cinque anni fa a portare Tagliani al ballottaggio con il 25,5 fu Giorgio Dragotto, candidato del Pdl. A spezzettare la percentuale del primo turno contribuirono poi, in ordine discendente, Io amo Ferrara di Giulio Barbieri (9,6), Giovanni Cavicchi con la Lega Nord (7), Irene Bregola con Prc-Pdci (4), Valentino Tavolazzi con Progetto per Ferrara (3,4), Daniele Modica dell’Udc (2), Romeo Savini con Rinnova Ferrara (1,7), Alberto Ferretti de La Destra (0,8) e Pasquale Claps dei Socialisti Ferraresi (0,3).
Quest’anno i più accreditati avversari si chiamano Ilaria Morghen del Movimento 5 Stelle e Vittorio Anselmi di Forza Italia. Quest’ultimo deve fare i conti con la concorrenza ‘interna’ della lista Gol di Rendine, mentre la prima gode della spinta grillina che dovrebbe permetterle di raggiungere quantomeno il 15%. A rischiare di erodere un po’ di consenso all’uomo da battere potrebbero essere Fornaro, che parla all’elettorato di sinistra, e dall’altra parte Fersini dell’Udc, che pesca nel consenso cattolico, roccaforte di Tagliani.
Un altro dato che potrebbe diventare significativo è inoltre il maggiore appeal del Pd a livello europeo piuttosto che a livello locale. Nell’ultima tornata per Bruxelles i democratici registrarono, per quanto riguarda il comune capoluogo, 34.841 voti, pari al 40,61%, oltre quattromila in più di quelli accordati al partito in chiave ferrarese, che si fermò a 30.496 (il 37,6%) alle comunali.
Ma a giocare a favore del candidato di via Frizzi è la scarsa affluenza di domenica. Se nel 2009 la corsa alle urne al primo turno fu del 77,7%, ieri si è fermata al 69,66%. Confermando un astensionismo tutto di destra.
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