Occhiobello
4 Maggio 2014
Il figlio del noto Valerio Massimo a "Parole d'autore"

La prima volta di Manfredi

di Redazione | 3 min

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Fabio Emiliano ManfrediOcchiobello. Venerdì 2 maggio al teatro don Gino Tosi di Santa Maria Maddalena è stata la volta di un giovanissimo autore, Fabio Emiliano Manfredi. Venticinque anni, figlio di Valerio Massimo, presentava il suo primo libro. Morte di un medico condotto.

Il pubblico, alquanto numeroso, che ha sfidato una giornata davvero da lupi per esserci, non è rimasto affatto deluso. Anzi, Manfredi, fin dalle prime battute ha mostrato una spigliata propensione a spiegare “tanti hanno provato a catalogare questo libro: saggio-detective story, analisi storica. Ma nessuno, è riuscito a dargli una collocazione.”
Il giovane scrittore spiega che il suo tentativo è quello di mostrare come la verità, talvolta, non è unica, ma esistono due verità divise, che stratificandosi nel tempo, per ognuna delle parti, diventano la verità.
“Il libro inizia con il mattino della morte del dottore, raccontata in due versione parallele, con assassini diversi nelle due versioni. La domanda che mi pongo è come è possibile che di uno stesso evento si conservino nelle mente di coloro che lo hanno vissuto due versioni completamente divise?”.
Manfredi racconta che, per darsi una risposta ha scritto questo libro. Un libro che è una ricostruzione attraverso interviste, atti processuali, testimonianze scritte dell’assassinio a Piumazzo del medico condotto Umberto Montanari il 19 giugno 1946 alle 11 del mattino.
“Piumazzo è uno dei vertici del cosiddetto triangolo rosso o triangolo della morte del primo dopoguerra. Quando si svolsero molte rese dei conti, con assassinii di fascisti o collaborazionisti. Il mio tentativo, attraverso l’analisi puntuale di questo omicidio è stato quello di capire che accadde”.
Senza mezze parole lo scrittore sottolinea come a suo parere, molti autori, come Pansa, parlano della violenza del dopoguerra in modo superficiale, senza fonti e senza una analisi della situazione di quel periodo. “Ecco io provo a fare questo. Parlando prima della resistenza nel territorio, poi dei fatti cruenti successivi e infine dell’intervento dello Stato dopo la vittoria della D.C. nel 1948”.
Sullo sfondo di quegli anni ci sono due grandi partiti che facevano parte della Resistenza e del C.L.N., il partito comunista e la democrazia cristiana, antitetici tra loro ed entrambi con riferimenti extra nazionali.
Sono molti i personaggi che ruotano attorno i fatti e ai due processi, analizzati minuziosamente con fonti del tribunale, ma anche con dichiarazioni dei pochi sopravvissuti, ma le verità continuano a essere due. “Da questo punto di vista, questo libro lo si può considerare un giallo e non voglio rivelare più di tanto, credo sia piacevole farsi accompagnare nella lettura dalle situazioni che si sviluppano” ammicca Manfredi già da navigato scrittore, evitando di rispondere a domande sullo sviluppo dei fatti narrati e dicendo che alla fine la sua convinzione è espressa chiaramente. “Appunto la mia convinzione, chi legge se ne farà una propria.
La verità divisa”.

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