Politica
6 Marzo 2014
Il consigliere regionale sulla storia di Parma: "Fu Pizzarotti a volerlo come citymanager, non lui a candidarsi"

Favia: “Volevamo democrazia, Tavolazzi pagò il conto”

di Redazione | 4 min

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Immagine“Volevamo convincere Grillo a scaricare la politica marketing e opaca stile Casaleggio per una democrazia reale. A pagare il conto dell’attacco folle e paranoico fu Valentino Tavolazzi”. Continuano, dopo le espulsioni dei quattro senatori grillini “dissidenti” e le dimissioni per solidarietà di cinque loro colleghi, le polemiche sulla mancanza di democrazia all’interno del Movimento 5 Stelle. Polemiche che hanno raggiunto l’apice a Roma ma che hanno le radici più profonde in Emilia-Romagna, dove il consigliere comunale ferrarese Valentino Tavolazzi e il consigliere regionale Giovanni Favia sono stati i primi nomi illustri a essere espulsi “via blog” dal movimento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

E a rincarare la dose verso il “megafono” dei 5 Stelle è proprio Favia, che attraverso il proprio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano ricostruisce l’intera vicenda e spiega che il vero momento di rottura, quello che spaccò in un “prima” e in un “dopo” la storia del movimento, fu proprio l’espulsione di Tavolazzi. La cui cause secondo Favia furono – paradossalmente – proprio i successi raccolti in Emilia-Romagna dal Movimento 5 Stelle. “Il nostro – scrive il consigliere regionale – era il gruppo più compatto e strutturato d’Italia, numeri alla mano e visto come un modello dal resto del movimento. Non solo, volevamo convincere Grillo a scaricare la politica marketing e opaca stile Casaleggio per una democrazia reale (cercasi Democrazy day). A pagare il conto dell’attacco folle e paranoico fu Valentino Tavolazzi. Valentino non era un consigliere qualunque per l’M5s regionale. Se io ero quello più in vista, l’ariete mediatico, lui era il tecnico, il più preparato e stimato, da tutti. Fu scaricato con due righe, un post scriptum”.

Fu, secondo Favia, l’inizio dei guai per il Movimento 5 Stelle, anche se in Emilia-Romagna il gruppo continuò a remare nella stessa direzione. “Il motivo dell’espulsione di Tavolazzi? – continua Favia -. Aveva criticato Grillo e Casaleggio con un commento sul blog (relativamente alla convention di Rimini sulla democrazia partecipata di febbraio 2012, ndr). Lo so per certo perché Grillo quel giorno mi telefonò. Così ebbe inizio l’epoca dei post scriptum. Fu uno shock, l’inizio di un brutto sogno. Pizzarotti (non è un caso che Grillo gli abbia dedicato la formula del PS), come tutti noi, visse quell’espulsione e quello che ne conseguì piuttosto male. Ma c’erano le Comunali di Parma a breve e noi (questo a Casaleggio dava molto fastidio) eravamo una comunità regionale compatta e solidale. Testarda. Sgobbammo tutti per le elezioni, anche l’espulso Tavolazzi, ed il risultato arrivò. Federico era diventato sindaco”.

Ma i conflitti all’interno del movimento non finiscono qui. Perchè, di fronte alla scelta di Piazzarotti di nominare Tavolazzi city manager, arrivò l’ultimatum decisivo: “O Parma mollava Tavolazzi o loro mollavano Parma – racconta Favia -. Il bi-leader (Grillo e Casaleggio, ndr) valutò di non poter attaccare direttamente Pizzarotti, ma in quel momento si consumò la prima rottura. Venne pubblicato un post dicendo che l’espulso Valentino si era autocandidato e che il grande burattinaio dell’operazione fosse il sottoscritto (Favia, ndr) con lo scopo di spaccare il movimento. Delirio puro. Noi avevamo già contezza che Grillo spesso sul blog mentisse, ma non pensavamo che potesse arrivare a una manipolazione di quella portata cosciente della falsità di quello che stava scrivendo”. Fu questo il momento in cui la “vecchia guardia” del Movimento 5 Stelle fu definitivamente scavalcata, in favore di quelli che Favia definisce come rappresentanti del “grillismo parlamentare, talebano e di propaganda”. “Quelli del primo movimento invece – conclude il consigliere regionale -, quando Di Battista votava Veltroni e noi già eravamo in trincea a dichiarare guerra al Pd, che ci hanno messo sudore, intelligenza e passione, senza poltrone, soldi e voti all’orizzonte, ora al bi-leader non servono più”.

Concetti su cui d’altra parte sono stati confermati pochi giorni fa proprio dallo stesso Tavolazzi, che alla testata online ilsussidiario.net ha spiegato che “le espulsioni dei quattro senatori erano già scritte. Beppe Grillo – queste le parole del consigliere ferrarese – è ormai da alcuni anni che usa questo strumento delle espulsioni per liberarsi delle teste pensanti del movimento. È chiaramente la prova che non si tratta di un movimento bensì di un’operazione politica-aziendale della Casaleggio Associati che per massimizzare il consenso nel Paese – attraverso messaggi di marketing politico magistralmente lanciati da Grillo nel Paese – deve, lungo il percorso, eliminare tutti coloro che rappresentano un ostacolo nel cammino verso questa meta. Ora i parlamentari 5 Stelle se ne stanno accorgendo”.

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