Bondeno
1 Marzo 2014
Gli acquirenti promettono almeno 400 assunzioni e l'avvio della produzione a giugno 2016. Ma fioccano polemiche

Pastificio, incontro col botto

di Redazione | 7 min

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unnamedBondeno. C’è un cronoprogramma, c’è l’impegno ad assumere 400 persone, c’è l’impegno a fare, insomma. E nel mentre ci sono anche le copiose critiche alla stampa e a Giovanni Nardini (candidato sindaco del centrosinistra) da parte di Enumplan, che per di più dice di essere pronta ad uscire dalla vicenda dopo che ha deciso volontariamente di liquidare la società e che l’azienda “paga tutti i suoi fornitori dagli anni quaranta”. Dall’incontro pubblico di giovedì sera per il pastificio di Bondeno emerge quindi che se l’arrosto c’è quantomeno è avvolto da un bel po’ di fumo.

Ma andiamo con ordine. Il primo a prendere la parola alla pinacoteca di Bondeno è Alexander Artung, responsabile del progetto sviluppo di Enumplan. Sale sul leggìo e comincia a leggere il suo discorso: “Secondo voi la Fiat quando presenta un’auto al salone di Ginevra ha già avvisato i media delle novità tecnologiche che ha progettato?”. L’esempio serve per giustificare il mistero che aleggia attorno a Thomas Food e International Food Investments: “Il nostro cliente necessita di riservatezza, e non possiamo rispondere a tutte le domande al momento”. Si passa alla giustificazione dei tentativi precedenti: “Avevamo costituito la Igfp, che aveva la ragione sociale se, società europea, che però non è stata recepita completamente in Italia e il percorso avrebbe avuto troppi ostacoli e incomprensioni, così abbiamo deciso di creare una società di diritto italiano”, la Thomas Food appunto.

Da qui in poi, per un buon quarto d’ora almeno, da Artung arrivano solo attacchi alla stampa locale “che disinforma e instilla diffidenza nei cittadini” e a Nardini. Una dopo l’altra, testate e citazioni in bella mostra, vengono prese e analizzate tutte le sue dichiarazioni pubbliche delle ultime settimane, ognuna seguita da un commento: Nardini “dovrebbe fare un corso di amministrazione publica prima di fare il sindaco”, “le sue affermazioni sembrano solo polemiche”, “forse dopo tutto questo tempo non conosce ancora l’iter amministrativo”. Lui è lì in piedi in fondo alla sala, l’adrenalina lo agita ma rimane in silenzio fino a quando sbotta: “Le avete pagate le imprese?”. In sala il mormorio è ben più che esplicito, qualcuno urla di non fare campagna elettorale.

A fine serata prenderà la parola per manifestare il suo disappunto nei confronti dell’importanza datagli da Enumplan, nonostante da consigliere abbia votato a favori di tutti i passaggi autorizzativi del progetto. Ce n’è anche per Tassinati della Cgil: “Quando afferma di non conoscere bene il committente non poteva attendere stasera?”, dice Artung. “Falso”, la replica immediata dall’altro capo della sala del diretto interessato. Tutti gli interventi sono stati preparati precedentemente e letti. Chiediamo ad alcuni dirigenti che li hanno in copia se a fine serata li avessimo potuti acquisire, ci rispondono che “sono riservati, non si può”.

Artung taglia corto, e annuncia che Enumplan ora esce di scena: non solo ha completato il progetto per questo investitore e quindi non c’entra fondamentalmente più nulla col pastificio, ma anche perché la società ha deciso “volontariamente” di avviare la procedura di liquidazione. “Entro qualche mese tutti i creditori verranno contattati per essere pagati, Enumplan paga tutti i suoi fornitori dal 1946”. Prima di chiudere Artung fa leggere un passagio laterale sui 100 milioni di capitale sociale della Thomas Food, “che non servono tutti a comprare un terreno di 43 ettari”, e presenta l’organigramma del progetto: oltre a Thomas Food ci sono anche a vario titolo Deisenberg Se, Kleefeld Ag e D’agostino Angelo Costruzioni.

Il microfono passa a Enrichetta Lupo, che ha seguito tutta la parte burocratica del progetto a la ripercorre per gli astanti, dalla determina sulla bonifica del 2010 al nulla osta archeologico per l’ultimo lotto della fine di novembre dello scorso anno, passando per la delibera del Comune sulla VIA di maggio, alla variante del piano regolatore del gennaio 2012 all’accordo per la riconversione produttiva dello stabilimento dell’ex zuccherificio dell’anno prima. E’ l’unica a non leggere un intervento precompilato, e ogni tanto le viene chiesto di rallentare per facilitare il compito delle traduttrici simultanee presenti in sala.

unnamed2Daniele Turato, architetto che ha curato il progetto dello stabilimento, fa il punto sulla futura fabbrica, e rifacendosi alle parole di Artung che aeva promesso che il pastificio non sarà una ‘fabbrichetta da mille metri quadri’ spiega, aiutato dai rendering tridimensionali dell’edificio, che si tratta di uno stabilimento “aperto alle visite dei cittadini”, di almeno 170mila metri quadrati, con parcheggio interno da mille posti auto, un magazzino “verticale”, un tracciato in parte porticato per il transito e la sosta carico e scarico dei tir, aree verdi “con piantumazione di alberi di grande taglia” e facciate vetrate.

Il padrone di casa prende la parola per ultimo, se escludiamo un breve saluto del sindaco di Bondeno Alan Fabbri. Luigi Coletti, amministratore unico della Thomas Food si presenta mettendo in tavola le sue carte migliori: “Sono laureato alla Bocconi, ho una formazione economica”, spiega, e facendo un riepilogo delle società in cui ha prestato servizio tra le quali figurano Unilever, Kraft, Deutsche Bank, Pai – “quando ancora era Pepsi Co la proprietaria” -, Courtauld Textile e il gruppo Vedani. Comincia con una radiografia della sua nuova amministrata, annunciando il capitale sociale di Thomas Food (100 milioni  e 120mila euro), il socio unico (International Food Investments llc, società nata pochi mesi prima della Thomas Food e con sede a Miami Beach) e la sede legale “a Parma, perché la città ha già un nome che evoca un rapporto col cibo e per garantire una centralità geografica all’azienda”. Tutti dettagli ben noti in realtà questi, che molti avevano già avuto modo di apprendere leggendo la visura camerale della Camera di Commercio filtrata un po’ ovunque nei giorni scorsi.

Il segmento importante arriva alla fine, con l’annuncio della produzione, dei tempi, dei mercati e delle assunzioni. Il pastificio di Bondeno produrrà pasta fresca, ripiena e non, primi pronti e confezionati, conservati sopra e sotto lo zero, pane, pizza, focacce, piadine e altri prodotti da forno dolci e salati. Le assunzioni saranno “almeno” quattrocento, e l’avvio della produzione è previsto per il giugno del 2016. Per arrivarci Coletti mostra la sua road map: chiudere nel giro di un mese la trattativa con Finbieticola e ritirare immediatamente il permesso di costruire per far partire i lavori, che si dovrebbero concludere in 24 mesi nel migliore dei casi, in 27 nel peggiore. I quattrocento dipendenti verranno iniziati ad essere assunti fra circa un anno, dalla seconda metà del 2015, per dare loro il tempo di essere formati, e saranno destinati a ricoprire sia ruoli produttivi (operai, meccanici e autisti) che amministrativi. Alla società manca ancora il sito – “Avete ragione”, dice Coletti, “ma anche un bambino quando nasce non è pronto per la maturità” -, ma ci si può già candidare all’indirizzo email personale.bondeno@thomasfood.it. “Non c’è bisogno di correre”, spiega l’amministratore unico, “verranno prese in considerazione anche le candidature che verranno inviate tra qualche mese”. Thomas Food non comparirà mai col suo logo sulle confezioni dei propri prodotti, continua Coletti, ma lavorerà conto terzi e sarà aperta anche al mercato estero, discorso questo già aperto in precedenza da Artung che aveva ragionato su come la Slovenia sia più vicina di Roma da Bondeno.

unnamed3Coletti apre anche a un cambiamento della ragione sociale dell’impresa, al momento una srl, nel caso questa dovesse espandersi. E’ probabilmente l’unico punto poco chiaro del suo intervento, visto che Thomas Food, nonostante sia nata solo un mese fa, si è costituita come spa, ha raccolto fondi emettendo azioni e solo poi si sia convertita in srl.

Fabbri dice poche cose ma chiare: ringrazia l’azienda e i partner istituzionali del Comune e chiede serietà a tutti, anche alla Thomas Food, e chiede di ragionare senza polemiche sul progetto in un momento così complicato per l’industria, poi lascia la parola alle domande. Sono poche in realtà, e dopo la replica di Nardini viene chiesto quanti saranno i camion che passeranno dalla zona produttiva. “180” è la risposta, anche se si ignora in quale arco temporale, nonostante tuttavia, rassicurano i relatori, siano previste misure di vario genere per abbattere l’impatto ambientale per mezzo dello sfruttamento della linea ferroviaria e varianti alla viabilità. Ora non rimane che attendere e vedere.

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