Copparo
27 Febbraio 2014
Un dottore già rinviato a giudizio. Ora la procura vaglia altre responsabilità

Avvisi di garanzia a due medici per la morte della 22enne Carlotta

di Marco Zavagli | 2 min

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adminCopparo. La procura ha notificato due avvisi di garanzia ad altrettanti medici per la morte di Carlotta Benini, giovane copparese deceduta ad appena 22 anni per le conseguenze di una occlusione intestinale.

Lo scorso 3 febbraio il gup del tribunale di Ferrara aveva rinviato a giudizio uno dei due medici imputati. I fatti contestati risalgono al 18 luglio 2012. La giovane, ex studentessa in cerca di prima occupazione, aveva subìto in passato un massiccio intervento all’intestino che ne aveva limitato in modo importante la funzionalità. Il giorno precedente al decesso accusò forti dolori a un fianco, tanto da convincere i genitori a portarla al pronto soccorso dell’ospedale di Cona. Dopo un primo lieve miglioramento, le condizioni della ragazza subirono un repentino peggioramento, che la condusse nel pomeriggio successivo alla morte.

Il medico rinviato a giudizio era di turno la notte. Fu lui che, pur facendo ricoverare Carlotta nel reparto di chirurgia, decise di non operarla. Mentre invece per il consulente del pm quell’intervento andava fatto. Secondo la difesa la paziente non presentava nel momento del ricovero sintomi tali da spingere verso la diagnosi dell’intervento immediato. E così il medico la tenne in osservazione in clinica chirurgica per poi affidarla la mattina seguente ai colleghi. Alle 11 ebbe uno shock lipotimico con un’occlusione intestinale. In quel momento si decise di operarle d’urgenza. Carlotta morirà per un infarto massivo intestinale.

Per l’altra indagata, anche lei medico, era stato decretato il non luogo a procedere: non era lei di turno nel reparto. Per questo il gup dispose il rinvio degli atti al pm per valutare le posizioni dei professionisti di turno presso il reparto di chirurgia.

Alla luce di quelle integrazioni di indagini la procura ha notificato i due avvisi di garanzia. “Chiederemo l’interrogatorio – anticipa uno degli avvocati -, crediamo che la nostra posizione possa essere chiarita prima di qualunque altro atto procedurale”.

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