Politica
5 Febbraio 2014
Sdegno dei Giovani democratici contro il M5S. Ma la storia degli insulti tra politici ha radici profonde. E bipartisan

Il ‘governo delle larghe offese’

di Ruggero Veronese | 4 min

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Immagine“Questa è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Non si placa la polemica che ha investito il Movimento 5 Stelle dopo gli attacchi in Parlamento alla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A rincarare la dose di critiche verso il movimento fondato da Beppe Grillo, con una nota pubblicata integralmente nello spazio lettere, sono i Giovani Democratici di Ferrara, che oltre agli attacchi alle massime cariche dello Stato, guardano con sdegno anche il caso delle deputate Pd prese di mira dai banchi 5 Stelle: “Offese come quelle non possono essere accettate. Assolutamente inutile e sconveniente l’occupazione dell’aula, questo immobilismo alla Camera è costato circa tre milioni di euro”.

I Giovani Democratici non entrano nel merito dei motivi della protesta di M5S e Fratelli d’Italia, secondo cui il decreto Bankitalia – accorpato alla votazione per l’abolizione dell’Imu – frutterebbe ad alcuni istituti privati un “regalo” da circa 380 milioni di euro all’anno, conseguenza della ricapitalizzazione delle quote della banca nazionale. Il discorso riguarda esclusivamente le modalità della rivolta pentastellata: “Sosteniamo da sempre il diritto di critica e la libertà di manifestare le proprie idee – affermano i Gd -, ma la soglia del rispetto per gli altri non può mai essere varcata“. La critica si chiude con “un’ultima nota di disgusto” verso il deputato grillino Angelo Tofalo (che in parlamento ha affermato: “Boia chi molla, presidente Boldrini): “l’Italia merita di meglio“”.

Parole e concetti che probabilmente, pochi mesi fa, sarebbero stati apprezzati anche dal deputato 5 Stelle Matteo Dall’Osso, deriso durante una relazione dai banchi di Pd, Pdl e Scelta Civica: un coro di “buuu.. dategli il foglio giusto”. Il parlamentare invece faticava a leggere perché afflitto dalla sclerosi multipla.

Ma la lista bipartisan di quello che si potrebbe definire, con una battuta (non nuova), il “governo delle larghe offese”, ha radici profonde. Più di un giro sulle cronache nazionali lo ha fatto Roberto Calderoli, per il quale il ministro Cecile Kyenge “ha le sembianze di un orango”. Nonostante le richieste di dimissioni di Letta, il colonnello del Carroccio è ancora vicepresidente del Senato del – non è un bisticio di parole – governo Letta. Ma se ne possono contare a decine di cadute di stile scivolate velocemente nel dimenticatoio politico.

Come quando nel febbraio 2011 il deputato Pdl Rocco Girlanda si alzò in piedi con alcuni colleghi per mostrare un elegante dito medio a Rosy Bindi, impegnata in una relazione in parlamento. Un gesto che lo ha fatto rientrare a pieno titolo nel governo delle larghe offese: oggi è sottosegretario di Stato al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, oltre che segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Così come non ci furono strascichi dopo il “ciao bagascia” urlato dai deputati Pdl alla grillina Paola Pinna o dopo che deputati di Pd e Pdl, il 10 settembre scorso, insultarono i parlamentari 5 Stelle dicendo “Stronzo”, “coglione”, “quattro pezzi di merda”, “moralisti del cazzo”. E se per descrivere Beppe Grillo Nichi Vendola si controllò affermando semplicemente che “Grillo urla, emette grugniti al posto di pensieri”, ben diverse sono state le considerazioni di un raffinato e stimato intellettuale come Giuliano Ferrara, secondo cui “Grillo fa dichiarazioni da puttaniere, dimostra di avere un pisello piccolo”.

Ma la lista degli insulti con conseguente condanna comprende anche clamorosi effetti boomerang. Come quando il piddino Roberto Giacchetti si scagliò contro Grillo per un post estremista pubblicato sul blog: “Prendete un fucile e andate ad ammazzarli uno a uno a casa”. Salvo accorgersi che a scriverlo era stato tale Nilo Pacenza, membro del Pd e fondatore della pagina Facebook del comitato renziano di Carpi.

Vengono poi le odiose offese alle donne. Indimenticabile, se non altro per gli applausi che suscitò in piazza, l’invettiva di Sabina Guzzanti (anche se in effetti non è né politica né parlamentare) all’allora ministro Mara Carfagna: “Tu [riferito a Berlusconi, ndr] non puoi mettere alle Pari Opportunità una che sta là perché ti ha succhiato l’uc…lo!”. Scalpore fece Lidia Ravera nel 2004 quando sull’Unità dipinse Condoleeza Rice, segretaria di Stato Usa, con un colorito “con quelle sue guancette da impunita è la lìder maxima delle donne-scimmia“. Non passò inosservato nemmeno il forbito Franco Battiato che, nei panni di assessore al Turismo e allo Spettacolo della Regione siciliana, durante un incontro al Parlamento Europeo, si lasciò scappare qualcosa a proposito di “queste troie che si trovano in Parlamento” che “farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile”.

Il campionario è ricco anche di spunti sessisti. Quelli che i Giovani democratici a buon diritto definirebbero “atto ingiustificabile nei confronti di una donna”. Viene in mente l’attacco all’atleta russa Elena Isinbayeva, che difese Putin sulle leggi anti-gay. “Per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza“. Lo scrisse un consigliere comunale del Pd (che poi si dimise) di Jerzu, in Sardegna, Gianluigi Piras.

Non mancano infine ‘vittime’ ferraresi. Chi non ricorda il senatore ex Pdci Nando Rossi, noto per essersi rifiutato di votare il rifinanziamento alle missioni militari del governo Prodi. In aula gli si avvicinò la capogruppo del Pdci-Verdi Manuela Palermi. Con un fare non proprio seduttivo gli urlò “vota stronzo!”.

E’ proprio vero: “l’Italia merita davvero di meglio”.

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