Dopo l’immunità in sede penale, ora Lara Comi è pronta ad ottenere quella in sede civile. La prima udienza davanti al tribunale civile per la causa di risarcimento danni intentata da 750mila euro ha subito subito un rinvio.
Il giudice Alessandro Rizzieri, su istanza della parte convenuta, l’europarlamentare, difesa dall’avvocato Prociani del foro di Milano, ha disposto un rinvio per attendere l’esito della votazione del Parlamento europeo, che a breve si dovrà pronunciare sulla nuova richiesta dell’esponente di Forza Italia.
Si ricorderà che nella puntata di Servizio Pubblico del 24 gennaio 2013 Comi, in piena campagna elettorale, rivolgendosi a Antonio Ingroia aveva etichettato l’ex sindaco estense (candidato nelle liste di Rivoluzione Civile) come “Persona poco limpida”, “con un background di tipo mafioso”, “che ha fatto fallire la Coopcostruttori”, “imputato per questi fatti” (non era nemmeno indagato, ndr) e “condannato”.
Per evitare il processo per diffamazione aggravata, la Comi aveva già chiesto e ottenuto lo scudo dell’immunità in sede penale. Ora tenta il bis per sfuggire anche alla richiesta di risarcimento.
Una scappatoia che, secondo la parte attore, rappresentata dall’avvocato Alberto Bova, potrebbe risultare inutile. Il giudice italiano infatti non è vincolato alle pronunce del parlamento europeo. Lo si evince da diverse sentenze della Corte di Giustizia Europea e orientamenti della giurisprudenza comunitaria.
Per l’ordinamento nazionale infatti, la riconosciuta immunità di Bruxelles, rappresenta solo un mero parere, non vincolante. Spetterà quindi al giudice civile valutare se le dichiarazioni dell’eurodeputata possano essere considerata espressione di un’opinione nell’esercizio delle sue funzioni oppure no.
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