Eventi e cultura
13 Gennaio 2014
Da Sotheby’s un quadro proveniente dai Camerini d’alabastro

Capolavoro inedito di Dosso all’asta a New York

di Redazione | 2 min

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dossodossiÈ un capolavoro che fino a quattro secoli fa impreziosiva il Castello Estense di Ferrara. Ora finirà nelle mani di chi potrà permettersi di pagare la cifra più alta per averlo nella propria collezione. Un dipinto inedito di Dosso Dossi sarà il lotto di punta dell’asta di Sotheby’s s New York fissata per il 30 gennaio. Il quadro (olio su tela di 50 x 50 cm) raffigura una scena dell’Eneide di Virgilio. L’opera, che parte da una basse d’asta di400-600mila dollari, faceva parte di un gruppo di dieci tele raffiguranti Storie dall’Eneide e commissionate da Alfonso d’Este per la decorazione del Camerino d’Alabastro.

Il duca di Ferrara  (1476-1534) commissionò tra il 1520 e il 1521 la serie di dipinti per decorare il proprio studiolo, la perla degli appartamenti privati del castello. I Camerini comprendevano vari ambienti: il Camerino dei Baccanali, quello dei Marmi, il Camerino Dorato, la Stanza del Poggiolo, l’Anticamera e il Salotto Ducale. Il ciclo decorativo era desunto dall’antichità classica, frequente motivo ispiratore del Rinascimento. I dipinti rappresentavano episodi della vita di Dioniso, le feste e le divinità a lui collegate (Venere e forse Cibele). Gli intellettuali di corte ed Alfonso stesso adattarono il progetto in itinere, prendendo spunto da fonti letterarie (Filostrato, Ovidio e Luciano).

Nel soffitto dello studiolo, comunicante anche col teatro estense (distrutto nell’incendio del 1532), erano esposte le dieci scene dell’Eneide dipinti dall’artista ferrarese (tra cui Enea e Acate sulla costa libica e Discesa di Enea nei campi elisi). I camerini – situati nella Via Coperta che conduce dal Castello Estense al Palazzo Ducale – videro sparse per il mondo le proprie collezioni alla morte di Alfonso II, nel 1597. Il duca morì senza lasciare eredi e i patrimoni custoditi nei camerini finirono nel 1598 nelle mani del Papa Clemente VIII al momento della devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio.

Le opere del Dosso rimasero a Ferrara, fino a quando il cardinale Scipione Borghese le trasferì a Roma per decorare Villa Borghese. I dipinti sono inclusi nell’inventario del 1693 a Palazzo Borghese in Campo Marzio, catalogati però in modo vago. La scarsa precisione portò a perderne le tracce nel successivo inventario del 1790. La diaspora proseguì fino ad oggi, con alcuni pezzi conservati a Londra, altri alla National Gallery di Washington e altri ancora in collezioni private.

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