Franceschini studia da “silente”
Presentato a Ferrara l’ultimo libro del deputato Pd
“A me? A me piacerebbe fare il silente: gli altri aspetterebbero che dicessi qualcosa ma io me ne starei zitto. Pensate a cosa succederebbe in televisione”. Tra i tanti, strani Mestieri immateriali di Sebastiano Delgado – il suo libro uscito per Bompiani che ha presentato nel pomeriggio – Dario Franceschini sceglierebbe questo, negando così ai telespettatori la possibilità di ascoltare il suo inconfondibile accento ferrarese.
La domanda gliel’ha fatta Diego Marani, che insieme ad Anna Quarzi e appunto all’autore ha discusso l’opera davanti a un centinaio di persone sulla base di una premessa in realtà più volte rimessa in discussione: “c’è un altro Franceschini che è rimasto a Roma, anche se questo gli somiglia moltissimo”. Niente politica insomma, anzi in realtà sì, perché dai mille mestieri immaginati dal protagonista scaturisce una domanda che con i partiti non ha a che fare, ma con la vita in comune sì.
La storia è nota: Sebastiano Delgado capisce che ormai nelle nostre società non c’è più bisogno di produrre oggetti, “ma di mestieri che si basino sul riscoprirsi esseri umani” sintetizza Quarzi. E così mette su un’agenzia, con tanto di preselezione e selezione del personale. Ma per fare cosa? I buttatori ad esempio, visto che abbiamo soffitte e cantine piene di cose di cui vorremmo sbarazzarci senza esserne capaci, e allora ci può servire qualcuno che ci dia una mano.
O perché no gli ascensoristi, “capaci di trovare sempre una frase nei momenti di imbarazzo tra sconosciuti in ascensore, e che dunque hanno grande successo negli alberghi”. E ancora gli sbadanti, che anziché assicurare ai vecchi le miglior condizioni materiali negli ultimi anni li aiutano a realizzare un sogno, a commettere una piccola trasgressione, a dar sfogo a un vizietto. O i silenti appunto, quelli di cui il ministro vorrebbe diventar collega, che rimangono zitti al fianco di una persona che legge un libro senza disturbarla, o infine i tramontisti, che – sempre a bocca chiusa – si mettono a fianco di chi ammira i tramonti. Tipicamente ferrarese poi è il balista, che va ai party e alle cene giusto per spararle grossissime.
“Abbiamo ancora gli scaffali pieni di Vhs mai visti, arriverà il momento in cui il benessere sarà misurato dal tempo a disposizione – ha sintetizzato l’autore, ormai inconfondibile con quello di Roma –: pensiamo a quanto ne sottraiamo alla nostra vita, ad esempio per raggiungere in una grande città un luogo di lavoro lontano due ore. Delgado scopre che ovunque c’è bellezza”, o, per dirla con Marani, “che ci sono cose che il mercato non può comprare”.