Sant’Agostino. La seconda sezione del Tar dell’Emilia Romagna ha dato torto al Comune di Sant’Agostino e accolto il ricorso presentato nell’ottobre del 2012 dall’Associazione vittime della caccia, Lega per l’abolizione della caccia, e Animal Liberation (tutte rappresentate dall’avvocato Massimo Rizzato) contro l’ordinanza datata 8 agosto dello stesso anno che consentiva l’abbattimento dei piccioni in città.
Per i giudici del collegio collegio presieduto da Giacarlo Mozzarelli due motivi del ricorso sono fondanti: in particolare è stata rilevata una carenza di motivazione nell’ordinanza nella parte in cui “non indica quali siano gli effettivi pericoli per la salute pubblica attualmente e direttamente derivanti dalla presenza di tale specie animale nonché le ragioni per le quali tali pericoli non possono essere affrontati mediante gli ordinari strumenti previsti dalla vigente normativa statale e regionale”. I giudici hanno ritenuto inoltre l’ordinanza carente là dove non indica il numero di piccioni presenti nel territorio comunale e il numero di quelli da abbattere. La bocciatura dell’ordinanza prosegue anche nell’affermazione del Tar che rileva come ““in nessun caso il provvedimento avrebbe potuto autorizzare per tale operazione indistintamente tutti i cacciatori che esercitano l’attività venatoria nel territorio comunale”. Il provvedimento del Comune sarebbe così risultato in contrasto con la legge 157 del 1992 che affida alle sole guardie venatorie il compito di procedere all’abbattimento pianificato di animali.
Il Comune di Sant’Agostino, difeso dall’avvocato Fabio Dani si era costituito dopo la delibera della giunta datata 31 dicembre 2012. Stessa sorte era toccata al Comune di Poggio Renatico per un’ordinanza simile, annullata dal Tar il settembre dello scorso anno.
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