Politica
26 Novembre 2013
Consiglio congiunto di Provincia e Comune su come affrontare questo fenomeno trasversale

Violenza sulle donne, “occorre un cambiamento culturale”

di Redazione | 5 min

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giornata1Per un problema culturale, occorre un cambiamento culturale. È questo in sintesi quello che emerge dal consiglio congiunto della Provincia e del Comune di Ferrara in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne. Nella sala del Consiglio del Castello Estense gremita di gente, tanti rappresentanti delle istituzioni si sono passati la parola per riflettere sulla attualità delle norme nazionali e delle azioni territoriali per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne.

La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale che colpisce varie aree: violenza psicologica, fisica, economica, sessuale, stalking, fino a sfociare nel femminicidio, termine usato per indicare l’uccisione di donne in quanto donne. Dall’inizio di quest’anno sono stati registrati 128 casi di femminicidio, in pratica una donna ogni due giorni è stata uccisa per mano di un uomo. A detta di tutti i relatori questo problema deriva da una visione culturale patriarcale che vede la donna inferiore e sottomessa all’uomo. Un esempio del fatto che la donna non è il sesso debole è portato dalla presidente della Provincia Marcella Zappaterra: “Dal 2017 anche le donne potranno entrare nei Marines e questo è un segnale positivo per infrangere i tabù e i cliché”. Zappaterra, per mostrare i passi in avanti fatti per affrontare il fenomeno, porta altri esempi anche meno provocatori, come il fatto che le donne non si sentono più così sole e hanno il coraggio di denunciare i loro aggressori. Questa azione di contrasto della violenza è data dalla collaborazione tra le istituzioni e le associazioni del territorio che costituiscono una rete di tutela, prevenzione, educazione e accompagnamento.

La necessità di questa rete solida e di un’azione dal basso sostenuta da politiche di contrasto alla violenza sono gli aspetti messi in luce dal sindaco Tiziano Tagliani. “È una sconfitta far passare il messaggio di non uccidere perché è reato” afferma il primo cittadino che invoca soprattutto il riconoscimento e il rispetto della dignità della donna. Che il riconoscimento dell’uguaglianza sia il valore base della società è il pensiero anche del prefetto di Ferrara Provvidenza Raimondo, la quale vede un percorso ben avviato sia a livello regionale che internazionale, tanto da parlare di “battaglia che deve essere combattuta da tutti”. Secondo il prefetto, nonostante le statistiche siano drammatiche, si sta assistendo a un processo di forte attenzione e sensibilizzazione collettiva, data anche dalla convenzione di Istanbul.

giornata2Discorso molto meno positivo quello realizzato dalla presidente del Centro Donna Giustizia di Ferrara, Paola Castagnotto: “Non voglio essere una voce stonata nel coro delle soddisfazioni ma se vogliamo andare oltre la propaganda bisogna entrare dentro la natura del problema. La violenza sulle donne non è solo un’emergenza ma un fenomeno strutturale e, oltre al cambiamento culturale, bisogna mettere in campo sistemi efficaci e continuativi su più piani”. Tra questi propone l’adozione del metodo Scotland, già applicato con buoni risultati in Inghilterra, e un osservatorio nazionale per il monitoraggio del fenomeno. Alla Castagnotto spetta anche il compito di presentare i dati drammatici: sono stati 126 i femminicidi avvenuti in Italia nel 2012, 128 nel 2013, 908 dal 2005 ad oggi, nel 60% dei casi la donna aveva o aveva avuto una relazione di intimità con colui che l’ha uccisa. Una ricostruzione che purtroppo riguarda anche l’Emilia Romagna: dall’inizio di quest’anno sono state 2403 le donne che hanno subito violenza e si sono rivolte a un centro antiviolenza del Coordinamento dell’Emilia-Romagna, di cui 2022 rappresentano nuovi contatti. Insomma, il commento finale è che “possiamo dire che siamo in una fase di cambiamento ma con molta cautela”.

Il cambiamento lo vede in atto soprattutto Roberta Mori, presidente della Commissione Regionale per la promozione di condizioni di parità fra donne e uomini e coordinatrice della Conferenza delle Presidenti di Organismi di pari opportunità regionali. Un titolo impegnativo, come lei stessa ammette, prima di mostrare le politiche che servono a sconfiggere la violenza di genere. “Intendere le politiche di genere come politiche strutturali è alla base del cambiamento – spiega Mori – e questo è lo scopo della commissione per le pari opportunità”. Quest’ultima, nata nel 2011, è partita dai centri antiviolenza definiti “fondamentali centri di sostegno e accompagnamento per le vittime di violenza ma anche presidi culturali”. Ma per raggiungere la vera parità di genere, Mori presenta il bisogno di dotarsi di una legge quadro. Gli obiettivi chiave di questa legge sono: rendere valida la rappresentanza democratica, occuparsi di medicina di genere (in quanto la salute della donna deve essere affrontata con un protocollo paritario), affrontare la violenza contro le donne (rafforzando il presidio dei centri antiviolenza e istituendo il già citato osservatorio), cambiare il modello di cultura ed educazione (tra cui “sfidare” i pubblicitari e investire nella scuola).

Secondo Mori le donne devono essere riscoperte, valorizzate e riconosciute anche partendo dal linguaggio prevalentemente sessista: “In italiano non esiste il neutro maschile, quindi secondo l’accademia della Crusca è giusto dire l’assessora, la sindaca e la prefetta”. Se il discorso può sembrare un po’ lezioso, rimane il fatto che a detta di tutti i relatori il salto di qualità si farà solo quando l’approccio culturale sarà diverso. Per raggiungere questo cambiamento culturale bisogna investire nelle politiche educative, partendo inevitabilmente dalla scuola, e lavorare molto sulle nuove generazioni.

Gli interventi sono stati intervallati da alcune letture, interpretate dagli attori Monica Balestra e Romano Sgarzi dell’associazione Cantieri Creativi, tratte dal reading “Una Carezza Rosso Sangue” a cura di Giovanni Bergamini. Una trentina di autori esordienti hanno cercato di raccontare le emozioni delle donne che subiscono violenza, sia nel rapporto di coppia, sia nel gruppo, sia per essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. La lettura conclusiva dei lavori spettava al presidente del Consiglio Comunale di Ferrara, Francesco Colaiacovo, che ha letto l’ordine del giorno condiviso, mentre coordinare i lavori era il compito di Leonardo Trombini, presidente del Consiglio provinciale.

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