Ferrara, città di nebbie, forti sapori e vini di sabbia.
Questa città, così unica, nel suo essere lontana da quella Via Emilia che squarcia in due la nostra regione; quasi Veneto, ma in aria di Romagna, con un occhio che volge lontano all’appennino e con un piede nel mare.
Città in cui gli Este investirono il loro amore per il bello e per l’arte in ogni dove. Ferrara langue come addormentata su antichi fasti che da decenni non si ripropongo; con continuità calante, ogni cosa si accascia, si perde, viene accatastata a lato delle vie e là lasciata da chi governa senza interruzione fin da quando le ultime divise militari hanno lasciato il posto alla Democrazia.
Un’amministrazione che ha “addormentato” molti; che come le ife dirama la sua presenza in ogni anfratto o crepa del tessuto sociale. Il torpore regna, con sommo gaudio di chi con argomenti da Dottor Duplica di Manzoniana memoria, garantisce che ogni loro gesto è giusto e fatto per il “bene comune”!
Questa città è come una spiaggia senza quel vitale ricambio che solo le onde del mare sa praticare; in mancanza di quella sferzata di acqua salmastra la linea della rena si spegne, perde di bellezza e s’infetta per i residui che il tempo ha accumulato su se stessa.
Occorre che arrivi un’onda, che spazzi la costa, che rigeneri una netta linea tra la verità, trasparenza, lungimiranza e il silenzio di un mare nero che non risacca più e che affonda ogni velleità di una città che vuole rivivere.
Sarà un duro lavoro, per chi accetterà la sfida, ma è una strada obbligata pena la morte sociale, economica e politica di una città che prima d’essere Patrimonio dell’Umanità è Patrimonio dei Ferraresi!
Fulvio Biagini