Cronaca
11 Ottobre 2013
Al processo Automec arrivano anche 15 assoluzioni

Truffa auto di lusso, dieci condanne

di Marco Zavagli | 3 min

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automecUndici condanne e quindici assoluzioni. Si conclude così il primo grado del processo Automec relativo alla maxi truffa di auto di lusso scoperta dalla guardia di finanza nel 2010. Dopo appena un’ora di camera di consiglio il tribunale collegiale composto da Marini, Giorgi e Attinà, ha letto nell’aula b del tribunale di Ferrara il verdetto.

Un verdetto che vede confermata l’ipotesi più grave dell’associazione a delinquere, ma limitata a Pasquale Francesco Sbarro, amministratore delle presunte società fittizie che avrebbero fatto da ponte tra Ferrara e San Marino per la compravendita delle vetture; Mauro Bertoni, commerciale di Automec; e Franco Maestri, amministratore delegato di Automec fino al 2007. Roberto Baruzzi, ex direttore dell’Ascom di Ferrara alla fine degli anni ’90, per il quale la pubblica accusa aveva chiesto 4 anni è stato assolto (chiesto 4 anni). Bertoni e Maestri invece sono stati condannati per altri capi di imputazione rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e 3 anni e 6 mesi. Sbarro a 3 anni e mezzo.

Scagionati da ogni accusa anche Luigi Armani, Franco a Giancarlo Tomasi, Claudio Frassina, Luigi Armani e Marco Calura. Il pm Alberto Savino aveva inoltre già chiesto l’assoluzione in sede di requisitoria per Giorgio Baruffa (commercialista di Automec, inizialmente accusato di associazione a delinquere), Paola Carucci, Vincenzo D’Ascia, Giovanni Lorenzi, Giuseppe Minardi, Livio Penazzi, Gian Paolo Pirani, Stefano Poltronieri, Roberto Pozzerle.

Il tribunale ha poi comminato la pena di 2 anni a Vittoria Biondi, 1 anno e 8 mesi a Mauro Cestari, 1 anno e mezzo a Federica Giannini, Stefano Caniati, Patrizia Ferraretti, Ilario Crudeli e Maurizio Bianchi, 1 anno a Stefano Schiavulli.

A queste si aggiungono le condanne in rito abbreviato del 9 marzo 2011, quando il gup Monica Bighetti comminò in primo grado 4 anni a Daniele Buzzoni, 3 anni a Benigno Mizar di Verona e 6 mesi a Matteo Marangoni; oltre ai 2 anni e all’anno e 10 mesi inflitti in patteggiamento a Salvatore Spatafora e a Giovanni Principato.

Tutto era partito da una frode carosello costruita attorno all’importazione da San Marino di auto di lusso e che culminò con una maxi frode fiscale da 20 milioni di euro. Gli imputati sarebbero riusciti a vendere sottoprezzo, con ribassi anche del 20%, auto di lusso, incentivando gli acquirenti a rivolgersi nella concessionaria Automec di via Bologna, oggi chiusa. In che modo? Le auto di lusso venivano acquistate a San Marino, senza l’Iva (come permetteva allora la normativa comunitaria), salvo poi compilare un’autocertificazione comprovante il regolare assolvimento dell’imposta prima dell’arrivo della merce sul territorio nazionale. Attraverso triangolazioni con società di comodo, sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti. Ottenendo un doppio danno: allo Stato e al regime concorrenziale concorrenza del mercato, dal momento che le concessionarie acquirenti potevano praticare a loro volta prezzi altamente competitivi rispetto ai concorrenti “in regola”.

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