Bondeno. È stato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa aggravata. Per 15 anni ha ottenuto un’indennità di accompagnamento di 827 euro mensili che, secondo l’istituto di previdenza, non gli erano dovuti. E ora l’Inps, parte civile, gli chiede indietro 137mila euro (127 per somme indebite percepite e 10mila come danni morali). Imputato è un bondenese di 56 anni, finito sotto le attenzioni dei carabinieri di Cento la scorsa primavera, in seguito a un esposto.
Partono gli appostamenti e gli inquirenti collezionano video in cui si ritrae l’uomo mentre è al mercato e guarda i prezzi dei vestiti, o controlla l’orologio per dare indicazioni sull’orario a un passante e schiva ostacoli imprevisti. O ancora compra medicinali prendendo senza indugio le banconote dal portafoglio e firma documenti come se niente fosse.
Tutto molto strano per un cieco totale, che ha ottenuto la propria “patente” dalla commissione dell’Inps. Questo dopo una visita medica disposta per accertare la sua “percezione di luce incerta con movimento di ricerca con lenti non migliorabile”. La sua cartella parla di atrofia ottica bilaterale, diagnosi confermata sia alla visita medica (nel 1998) davanti alla commissione per l’invalidità civile, sia davanti alla commissione medica superiore dell’Inps (nel 1999).
Secondo la procura di Ferrara il 56enne è solo ipovedente. In sostanza aveva sì diritto a una indennità ma non a quella per cecità totale. Per la difesa invece l’uomo nel corso di vent’anni di malattia è riuscito a diventare sufficientemente autonomo. “In questi casi – spiega l’avvocato Patrizia Micai – scattano meccanismi inconsapevoli che affinano gli altri sensi. Con i consulenti medici lo proveremo in dibattimento”.
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