Sbandano con la moto. Due feriti in via Calzolai
Schianto con feriti a Malborghetto di Boara, dove - nella serata di giovedì 1° maggio - una motocicletta su cui stavano viaggiando due persone è andata a sbattere autonomamente contro un guardrail
Schianto con feriti a Malborghetto di Boara, dove - nella serata di giovedì 1° maggio - una motocicletta su cui stavano viaggiando due persone è andata a sbattere autonomamente contro un guardrail
Non molti sanno che nelle vene di Arrigo Boldrini (il mitico comandante Bulow) scorreva anche sangue ferrarese, poiché la madre, Angelina Gulminelli, era originaria di Argenta. E non molti sanno che,per trovare lavoro presso l'Eridania, si iscrisse anche al PNF...
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
Il tribunale di Milano ha dissequestrato i beni confiscati - agli inizi di aprile - alla ditta Zoffoli Metalli Srl di Tamara, azienda copparese finita al centro della maxi-operazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste contro il traffico illecito di rifiuti
Ancora un grave incidente in via Comacchio dove, nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 aprile, una donna di 30 anni e una bambina di 5 anni - mamma e figlia - sono state investite mentre stavano attraversando la strada all'altezza del civico 195, poco dopo la rotonda di via Caldirolo
9 Ottobre 1963, ore 22,39, 270 milioni di metri cubi di massa rocciosa, 1.917 morti. Sono questi i numeri sconvolgenti della strage del Vajont. Mentre risuona per la valle un fortissimo boato, un’enorme frana scivola lungo il versante settentrionale del monte Toc, precipita nel lago artificiale, formato da una diga, nella vallata del Vajont, tra le province di Belluno (Veneto) e Udine (Friuli), sollevando una massa d’acqua di circa 40 milioni di metri cubi, alta oltre 100 metri, contenente massi del peso di diverse tonnellate. Due ondate e tantissime persone che non hanno avuto il tempo di fuggire.
50 anni sono passati, ma questo disastro è vivo nei ricordi di tutti.
Alla tragedia del Vajont ha dedicato gran parte della sua vita di professore e ricercatore Edoardo Semenza, docente dell’Università di Ferrara scomparso alcuni anni fa, le cui teorie sono raccolte nel suo libro “La Storia del Vajont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana”.
Semenza stesso scrive: “Sono il geologo che ha scoperto la grande frana del Vajont nell’agosto 1959, più di quattro anni prima che scivolasse producendo il disastro, e sono il figlio del progettista e costruttore della diga, ingegnere Carlo Semenza. Vorrei sottolineare l’importanza speciale di due insegnamenti che la vicenda ci offre. Uno viene dal constatare che la tragedia si è consumata anche a causa di una scarsa o assente comunicazione tra le persone coinvolte. L’altro viene dal fatto che uno dei maggiori passi in avanti nello studio della vicenda è stato compiuto da due geologi americani, i quali hanno seguito una nuova disposizione, imposta nei loro paesi dopo il disastro del Vajont, che per i serbatoi progettati richiede di esaminare accuratamente i versanti dal punto di vista della stabilità. Questi insegnamenti rafforzano la mia convinzione che l’avanzamento della scienza e della tecnica, prodotto dallo studio di questo grandioso e terribile fenomeno, può consentire a tutti di guardare con maggiore fiducia alle grandi imprese dell’uomo”.
E per ricordare Edoardo Semenza, in occasione del cinquantesimo anniversario, dal 15 al 18 ottobre al Polo scientifico tecnologico, (via Saragat, 1), si terrà la mostra itinerante “La storia del Vaiont – la conoscenza della frana attraverso le foto di Edoardo Semenza”, organizzata dell’Associazione italiana di geologia applicata ed ambientale (Aiga) e dal Consiglio nazionale del geologi (Cng). Il 9 ottobre 2013, 50esimo anniversario della frana, a ricordare il Semenza, suo maestro, e la sua vita strettamente e indissolubilmente legata al Vajont, è Franco Mantovani, professore ordinario del Dipartimento di fisica e scienze della terra e delegato del rettore per la mobilità internazionale studenti.
“A quel tempo avevo 14 anni e stavo andando in bicicletta per il centro del mio paese in cerca di amici quando sentii parlare, in modo concitato, un gruppo di anziani. Non badai troppo a quanto dicevano: disastro, Vaiont, frana, diga, Longarone, erano le parole che più ricorrevano. Non mi fu chiaro il senso completo del discorso ma solo che il giorno dopo le scuole sarebbero state chiuse..Alcuni anni dopo, come studente del IV anno del Corso di Laurea in Geologia, partecipai all’escursione nella Valle del Vaiont guidata dal professor Edoardo Semenza: quello che vidi entrando in valle e che lessi scritto sulle pareti rocciose, mi fecero ricordare la discussione degli anziani, le loro parole ed il collegamento fra di esse fu immediato…Conseguita la laurea ho iniziato a collaborare con il Prof. Semenza sullo studio delle frane in varie parti del settore alpino nord orientale. Devo a lui tutte le mie conoscenze sui metodi e le tecniche del rilevamento ed interpretazione dei fenomeni franosi.
Edoardo Semenza era una persona mite, disponibile, dotato di bontà infinita, con una conoscenza scientifica immensa ed anche un poeta. Il mio ricordo ultimo lo vede seduto nel suo studio in via Ercole I° d’Este, nel quale si entrava a malapena per la quantità di libri, carte, riviste ecc, con il suo camice bianco seduto alla scrivania ancora più caotica a scrivere, disegnare mappe, tracciare profili e sempre pronto a spiegare agli Studenti tutto ciò che sapeva sulle frane ed anche altro. “
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