di Anja Rossi
Questa è la storia di una sfida: la sfida di allenare il cervello alla memoria. Queste le basi del confronto avvenuto in una attenta sala Estense gremita di promessi Giordano Bruno della memorizzazione. L’incontro “Una memoria da elefante” ha portato al festival di Internazionale il giornalista americano Joshua Foer, che ha sperimentato su se stesso le infinite capacità umane del ricordare.
Nel suo libro “L’arte di ricordare tutto” Foer spiega infatti, raccogliendo la sua esperienza, come poter nutrire una memoria da elefante. A seguito, infatti, di un articolo che gli venne affidato dal suo giornale in cui doveva seguire e raccontare il campionato americano della memoria, Foer si appassiona alle tecniche per migliorare e potenziare le capacità di apprendimento, tanto da partecipare, l’anno dopo, al campionato americano di memoria, vincendolo.
Durante l’incontro, Foer ha spiegato al pubblico come chi partecipa a questi campionati presenti in tutto il mondo non sia un “freaks of nature”, ma che tutti ci possano andare e addirittura vincere se impara ad allenare la propria testa.
“Il concetto di memoria allenata – ha spiegato il giornalista – è un concetto presente già dall’antica Grecia, in cui il memorizzare non serviva solo a ricordare, ma era una facoltà dell’anima, tanto che lo stesso Socrate si lamentava della scrittura perché, a detta del filosofo, avrebbe reso la gente stupida”. Foer si è poi collegato all’odierno uso di Google per ogni dubbio e sulle conseguenze che ciò comporterà.
“La memoria – ha continuato Joshua Foer – ha a che fare con le tecniche, ma per capire la tecnica bastano cinque minuti, è nella pratica che si ha l’essenza di una buona memoria che dura per tutta la vita. Con certi metodi, come il palazzo della memoria di Simonide, si collegano parole ad immagini e così si allena anche l’immaginazione e la creatività. E per imparare la lingua del Congo – conclude – ho usato il programma Memrise, dove si può giocare con il vocabolario di lingue sconosciute”.
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