Un presidio davanti alla prefettura in concomitanza con il dibattito parlamentare sulla fiducia al Governo. Si svolgerà oggi, mercoledì 2 ottobre alle 15, indetto dai sindacati Cgil, Cisl e Uil provinciali, preoccupati per la crisi istituzionale “causata dall’irresponsabilità di chi vorrebbe anteporre gli interessi personali alle condizioni del Paese”.
Con questa manifestazione i tra sindacati confederali intendono segnalare la necessità di una serie di riforme, tenuto conto che “l’incertezza di queste ore determina gravi ripercussioni sulla nostra economia e rischia di far aumentare la pressione fiscale sul lavoro e sulle pensioni”. Un modo, insomma, per ribadire proprio nel bel mezzo del dibattito parlamentare sulla fiducia, che occorre una buona legge di stabilità “che inverta le scelte recessive compiute in questi anni: non si può immaginare un’uscita dalla crisi senza puntare sul lavoro e sulla buona occupazione. Per questo serve un vero Governo del Paese, capace di compiere le scelte necessarie a rispondere alle richieste del mondo del lavoro”.
Richieste che, per quanto riguarda Cgil, Cisl e Uil, riguardano appunto una legge di stabilità che preveda “un’effettiva restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, una riduzione fiscale alle imprese collegata agli investimenti e all’occupazione”, nonché “il completo finanziamento della cassa integrazione in deroga e la definitiva soluzione al problema degli esodati e dei precari della Pubblica amministrazione, della scuola e della ricerca”.
Ridurre il livello di tassazione per i sindacati significa rilanciare investimenti, consumi e occupazione “che non possono crescere se si accentua l’impoverimento di lavoratori e pensionati”. “È, inoltre, irrinunciabile – dicono le tre sigle – che la legge di stabilità compia scelte di politica industriale e di investimenti, senza le quali le grandi imprese di rete fondamentali per lo sviluppo, come Telecom e Alitalia, e grandi gruppi industriali, come Finmeccanica e quelli siderurgici, perdono la loro funzione e rischiano di essere svenduti. Infine, bisogna affrontare il nodo della spesa pubblica, abbandonando la dannosa logica dei tagli lineari e realizzare, invece, un vero riordino istituzionale e una riduzione della spesa corrente attraverso i costi standard, avviando un processo contrattuale di riorganizzazione della pubblica amministrazione. L’assenza di queste scelte e una legge di stabilità ragionieristica determinerebbero un ulteriore peggioramento delle condizioni dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese e, soprattutto, una diminuzione dei livelli occupazionali”.
Infine l’appello a cambiare la legge elettorale “affinché non continui quello stato di ingovernabilità del Paese che impedisce la realizzazione di tutte queste necessarie riforme”.