Economia e Lavoro
21 Settembre 2013

Basell e il cinismo dei finanzieri globali

di Redazione | 2 min

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Armando Zingales

Armando Zingales

“La vicenda degli esuberi alla Basell di Ferrara è la classica punta dell’iceberg. Una vicenda emblematica di scelte economiche miopi e inaccettabili. Oltre a mettere in discussione il futuro della chimica italiana, vista anche la vicenda del polo di Terni, si tratta di un esempio di politica economica del “pochi, maledetti e subito” che ignora qualsiasi strategia industriale a medio termine focalizzata sulla creazione del valore attraverso il sostegno delle eccellenze e dei saperi”.

Così il presidente del Consiglio Nazionale di Chimici, Armando Zingales, interviene sulla crisi alla Basell che vede la proprietà puntare sulla drastica riduzione degli organici, colpendo una eccellenza del nostro sistema produttivo. Un richiamo non nuovo per i chimici italiani, visto che già in passato hanno denunciato le storture di una finanza che snobba completamente una visione strategica dell’economia globale. “Abbiamo denunciato e stigmatizzato più volte queste scelte miopi. I finanzieri globali hanno deciso di puntare pesantemente sul petrolio da scisti bituminosi dell’Alaska, con progetti a brevissimo termine, dismettendo e snobbando la ricerca e gli investimenti industriali in progetti a medio termine per sostituire le materie prime fossili con fonti rinnovabili, e rendere sempre più “verde” la filiera. Evidentemente interessa solo il qui ed ora per il massimo ritorno economico nel minimo tempo possibile senza curarsi del domani”. Invece per Zingales “ è necessario cambiare radicalmente il modo di ricompensare gli alti manager delle aziende internazionali, imponendo la verifica a medio termine degli effetti dei loro interventi e congelando i bonus per un congruo periodo al fine di verificare l’effettiva e non solo apparente “creazione di valore”, o non vi sarà via di uscita per l’industria globalizzata e per quella chimica”.

L’auspicio è che ci sia un ripensamento di queste posizioni da parte del management globale. “Da questi signori – conclude Zingales – non ci aspettiamo che diventino “buoni” e manifestino una sensibilità ecologica, aspetto a loro sconosciuto, ma considerino i loro crudi interessi economici. L’unica lingua che sanno parlare”.

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