La mediazione Dexia per trovare un accorto vantaggioso per entrambe le parti, Comune di Ferrara e banca di riferimento, è fallita. Lo scorso 24 luglio una delegazione composta dal sindaco Tagliani, dall’assessore Marattin, dalla dirigente Pellegrini e dal direttore generale Finardi si era recata a Roma per incontrare i legali dell’istituto di credito con cui è stato accesso il contratto derivato.
Dopo una prima fase in cui sembrava che si fosse trovato un accordo, le posizioni sono rimaste troppo distanti e la mediazione – prevista di rito dal diritto anglosassone – è fallita. La causa proseguirà così davanti alla corte londinese, per concludersi, in positivo o in negativo per l’amministrazione estense, nel 2016.
La notizia arriva dall’ultima commissione bilancio, tenutasi la settimana scorsa. Un mese e mezzo dopo il fatidico incontro. Un lasso di tempo che fa pensare a Tavolazzi (vedi intervento pubblicato nello spazio lettere) una volontà di “occultare delle informazioni da parte di chi ha il dovere morale della trasparenza”.
Il consigliere comunale di Progetto per Ferrara fa notare inoltre che il mancato accordo potrebbe portare uno “tsunami che potrebbe abbattersi sui cittadini, con conseguente spreco di denaro pubblico, qualora la sentenza londinese fosse sfavorevole al Comune, come rivendicato da Dexia dopo l’annullamento unilaterale (e insensato) del contratto, da parte di Tagliani. Purtroppo la trasferta romana è stata l’ennesimo fallimento che incatena il Comune a un tribunale straniero, a costi legali stellari, a rischi milionari”.
“La notizia è stata così occultata che Tavolazzi l’ha appresa dal sottoscritto”, fa notare l’assessore Marattin, che ha aspettato la pausa agostana “per darne notizia nel primo appuntamento finanziario utile, cioè la commissione della scorsa settimana. Se non avessi voluto farlo sapere me ne sarei stato zitto”. Marattin non nega che ora la strada sarà più in salita. Anche perché i precedenti (specialmente la sentenza del Consiglio di Stato sulla Provincia di Pisa) non sono favorevoli. Per precauzione, comunque, “fino al 2016 accantoneremo in bilancio somme annuali che ci permettano di sopportare le conseguenze di un’eventuale soccombenza nella causa, che. comunque, al momento è aperta a tutti gli esiti possibili”.
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