17 Agosto 2013
Primo caso in Emilia Romagna su una 42enne. L'Avis rassicura: "Donazioni sicure"

West Nile, il virus ha colpito a Ferrara

di Redazione | 5 min

zanzara tigreAnche a Ferrara è stato accertato il primo caso di West Nile, la febbre del Nilo occidentale, il virus trasportato da alcune specie di uccelli e trasmesso all’uomo dalla zanzara tigre. Il virus ha colpito una donna di 42 anni che si è presentata lunedì scorso al pronto soccorso dell’ospedale di Cona con febbre alta e mal di testa. Sottoposta a esami specifici, del sangue e del liquor (liquido cefalorachidiano), i sanitari hanno potuto appurare che si trattava appunto del virus West Nile.

Si tratta del primo caso in Emilia Romagna dopo quello registrato a Rovigo, il primo in Italia, mentre un terzo caso è stato verificato a Modena dopo quello ferrarese. Nessuna delle tre persone colpite sarebbe in condizioni di salute gravi, tanto che la 42enne ferrarese dovebbe essere dimessa nei prossimi giorni.

Intanto l’Avis ferrarese ha voluto giustamente puntualizzare che “le donazioni di sangue e plasma si effettuano normalmente in tutta la provincia di Ferrara”. “Chi intende effettuare la donazione in qualsiasi punto di raccolta sangue della provincia – spiega infatti Federico Gavioli dell’Avis provinciale – non deve quindi osservare alcun periodo di sospensione in quanto, su ogni sacca donata, oltre ai consueti esami di routine, viene eseguito il test per il West Nile Virus”. La sospensione per 28 giorni dalla donazione, infatti, come comunicato dall’Avis nazionale, riguarda i donatori non ferraresi che dovessero effettuare la donazione in comuni e province dove non si effettua il test per il West Nile Virus e che abbiano soggiornato anche solo per una notte nelle province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Rovigo. I donatori Avis di Ferrara e provincia, dunque, così come quelli delle province citate, possono continuare a donare sangue tranquillamente, dato che tutte le sacche in queste province verranno esaminate alla ricerca del Wnv e, in caso non presentino tracce del virus, potranno essere normalmente utilizzate.

Al momento, peraltro, in nessuna delle sacche analizzate è stata riscontrata la presenza del virus della Febbre del Nilo occidentale (la West Nile, appunto), verso il quale è comunque bene tenere alta la guardia in questi giorni. Come ha fatto il sindaco Eric Zaghini di Berra (che può essere considerata la ‘capitale’ provinciale della zanzara), intervenuto dopo la comunicazione delle autorità sanitarie in merito alla presenza nel territorio comunale di zanzare comuni portatrici del virus con un appello ai cittadini. “Non si tratta – ha dichiarato Zaghini – di propagare allarmismo, ma solo di richiamare all’attenzione e alla precauzione per quanto riguarda i comportamenti normali dei cittadini. Da parte sua, l’Amministrazione  comunale ha già disposto che vengano intensificati i trattamenti adulticidi serali, ma si raccomanda ai cittadini di intensificare la lotta domestica alle zanzare, mediante il ricorso a larvicidi e adulticidi, impiegando i prodotti comunemente in commercio e si raccomanda di fare ricorso a repellenti personali , anche questi normalmente in commercio”. Raccomandazioni utili anche per i cittadini di Ferrara e dell’intera provincia.

Quest’anno l’allarme West Nile è giunto dopo il primo caso umano in Italia che è stato confermato in Veneto, nella provincia di Rovigo. Una provincia che non ha fatto registrare casi del virus nel 2012. Uno tra gli stati più colpiti quest’anno risulta essere la Serbia dove sono stati già segnalati 29 casi la settimana scorsa a Belgrado e nelle regioni circostanti di Sremski, Juzno-banatski, Juzno-backi, Kolubarski e Podunavski, che sono zone recentemente interessate quest’anno. Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ricorda che la segnalazione degli eventuali primi sintomi presso i pronto soccorsi può aiutare a prevenire le gravi conseguenze che il contagio può provocare specie nei soggetti più deboli ed esposti. In particolare, il virus in questione appare con febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con la forma più severa dell’infezione erano: febbre elevata, forte mal di testa, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe; atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.

Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immunodepressi, come del resto altre forme di ‘normale’ influenza stagionale. Ricordiamo, inoltre, che tra l’anno scorso e quello in corso numerosi paesi dell’UE avevano segnalato casi di febbre del Nilo occidentale, in particolare Bulgaria, Croazia (membro dell’Unione dal 1° luglio 2013), Ungheria, Romania e la nostra Italia .É peraltro importante sottolineare che l’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ogni settimana pubblica un rapporto informativo sulla febbre del Nilo occidentale che comprende mappe della attuale distribuzione geografica dei casi autoctoni umani nell’UE e nei paesi limitrofi, tra cui un confronto con i dati precedenti, un aggiornamento della situazione e una tabella del numero di casi di paese e zona. Esso è pubblicato sul sito dell’istituzione europea ogni venerdì pomeriggio. L’obiettivo del progetto è quello di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute delle aree nelle quali risulta possibile il contagio del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere la loro attuazione della normativa sulla sicurezza della salute. Secondo la normativa europea sulla sicurezza della salute, gli Stati membri devono avviare misure di controllo per assicurare la sicurezza in caso di casi di febbre del Nilo occidentale. Una sfida importante per l’attuazione del presente regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.

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