Lettere al Direttore
22 Giugno 2013

Lavatrici e geotermie

di Redazione | 4 min

Non è molto nota la presenza sul mercato di lavatrici domestiche con attacchi per l’acqua calda e fredda, che utilizzano anche l’acqua calda dell’impianto sanitario. Se questo è alimentato da un boiler a gas il risparmio di energia elettrica è ragguardevole, visto che la scaldiglia della lavatrice consuma come un ferro da stiro a vapore. Si ricorderà che la potenza della lavatrice è in gran parte dovuta al riscaldatore dell’acqua, e poiché scaldando elettricamente l’acqua si spende il triplo rispetto alla spesa col boiler a gas, questo intelligente elettrodomestico consente di recuperare dalla riduzione delle bollette luce il suo costo d’acquisto.

C’è da chiedersi come mai sia tanto poco reclamizzata questa saggia soluzione. Per dovere d’ufficio l’opera di sensibilizzazione al risparmio energetico spetterebbe all’assessorato all’ambiente. Se questi volesse dare l’impressione d’indipendenza culturale dovrebbe qualche volta palesarsi in autonomia dalle veline di Hera. Potrebbe perciò cogliere l’occasione per divulgare queste virtuose lavatrici. Poi, da cosa nasce cosa, e pensando alla commistione dell’acqua calda e fredda, per associazione d’idee, chissà, l’assessorato potrebbe scorgere l’addentellato con l’acqua geotermica che Hera è certa di trovare in enormi quantità nel sottosuolo ferrarese.

Non è l’unica certezza di Hera, a dire il vero: è convinta che l’acqua calda sepolta sia a temperatura relativamente bassa. E sia necessario innalzarla con tre caldaie a gas da 14 MW per poterla impiegare nel TLR. Che coincidenza! È lo stesso meccanismo della lavatrice con l’ingresso dell’acqua calda a 50 °C quando il ciclo di lavaggio richiede 90 °C. Piccolo il mondo, eh? L’umile lavatrice e la ponderosa multiutility ricorrono alla stessa banalità del boiler a gas per alzare la temperatura dell’acqua. Ma mentre la lavatrice a due attacchi offre la possibilità di fruizione di boiler esistenti non obbligando a installarne di nuovi, la multiutility, invece, pensando ad installare tre mega caldaiacce rinnova la sua dichiarazione d’amore all’obsolescenza spinta: come risulta pacchianamente obsolescente il suo inceneritore per smaltire i rifiuti (*), così è già obsolescente la mega caldaiaccia per scaldare l’acqua. Esistono le pompe di calore da molto tempo, note per rendere quattro KW di energia termica con un KW di energia elettrica assorbita. Ed esistono anche quelle che funzionano ad alta temperatura. “Per mezzo delle pompe di calore a CO2 si può produrre acqua calda fino a 90°C e oltre” dichiara l’ENEA dopo averne sperimentata una (l’ENEA è un ente serio, non un imbonitore che predica sulle piazze a favore di chi lo assolda). Ma oltre all’obsolescenza, la dichiarata inevitabilità delle caldaie a gas puzza un pochino di zolfo, perché non è obbligatorio pompare nel TLR acqua non inferiore a 90 °C, dato che i termosifoni si accontentano di molto meno. Per quelli a pavimento radiante bastano 30-40 °C, per quelli nuovi basterà aumentare la superficie radiante, e per quelli vecchi che esigono montanti ad alte temperature una pompa di calore Hera sullo scambiatore condominiale risolverebbe il problema.

È senz’altro vero che le caldaiacce collegate all’acquedotto sarebbero d’indubbia utilità se non si trovasse l’acqua geotermica. Però in tal caso non si tratterebbe neppure di finta geotermia, ma di autentica bidonata. In buona sostanza, se il prelievo di acqua geotermica si può fare, si faccia, perché ottima cosa! Ma solo se onestamente impiegato per quello che dà. Se invece è una scusa per avviare la vendita d’acqua riscaldata, si tratta di un “regalo” identico a quelli promessi dalle più rozze promozioni pubblicitarie. A un parvenu parrà di gran sussiego il citare “un regalo da 50 milioni alla città”. A molti popolani pare assurdo che una SpA regali milioni, insista per regalarli, e paghi incontri e reclame di illustri personaggi. A meno che il vero ghiotto regalo sia quello che si vuol strappare, non dare, alla città.

Paolo Giardini

 

(*) Oggi Hera e i suoi amici politicanti riconoscono tranquillamente che l’inceneritore non è la scelta migliore, ma arrogantemente Chiarini afferma: «Nessuno lo fermerà finché non sono stati ammortizzati i costi, perché altrimenti i cittadini dovrebbero pagarne le spese».

Come se i cittadini avessero l’avessero voluta loro quella impestante fornace, e non fosse stata loro imposta da Hera e dai politicanti amici!

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