Lettere al Direttore
18 Giugno 2013

La continenza

di Redazione | 3 min

Da mesi la scurrilità di Grillo, generosamente riversata nelle piazze per scopi educativi, e ossessivamente in internet per la formazione permanente dei fedeli, tracima dal contesto grillino riempiendo le cronache dei giornali. C’è da chiedersi come la pensino i severi magistrati che hanno sancito il rispetto dei limiti di “Continenza” per espressioni assai più sobrie di quelle di Grillo. Con “continenza” questi signori intendono la moderazione espressiva e buona creanza nell’esposizione e valutazione dei fatti. Ferma proibizione, quindi, per volgarità, dileggiamenti, offese dirette o indirette, aggettivi diffamanti. Compreso il soffermarcisi troppo: la cronaca va esposta e pubblicata “misuratamente” (sentenza n. 26999/2005 della Cassazione). E’ chiaro ciò che impone la legge? Mica tanto. La legge è formulata a chiacchiere come quelle che intende moderare, in un profluvio di giurisprudenza. Come se le offese, le volgarità e diffamazioni che si vuol dirimere non siano fatte di parole dalle accezioni più elastiche dei palloncini gonfiabili. Hai voglia ad inseguirne le derive semantiche evolutesi nel tempo! Qualche anno fa un magistrato mandò assolto un giovanotto querelato da suo padre. Il genitore non gradiva l’epiteto “stronzo” attribuitogli dal figlio, ma dovette farsene una ragione apprendendo dalla sentenza che il prodotto della defecazione aveva ormai perduto la connotazione ingiuriosa di un tempo. Caricandosi di contenuti affettuosi, si presume.

Oltre alla carenza di un glossario dai termini univoci nell’osservanza della Continenza, altre incognite angustiano chi, fiducioso nel diritto di cronaca, scrive sui media avvalendosi contestualmente anche del diritto di critica. Perché la critica per sua natura comporta elaborazioni e giudizi soggettivi, in quanto tali non rigorosamente obiettivi ed imparziali, e proprio per questo aggredibili surrettiziamente anche quando corrispondono alla realtà. E allora?

Allora chi descrive le aberrazioni dei politicanti dicendo pane al pane e vino al vino, se non si chiama Grillo oppure non è un miliardario con una guardia del corpo di principi del foro, è trascinato in tribunale ad ogni articolo pubblicato. È il motivo per cui i giornalisti non votati al martirio possono prendersela al massimo col maltempo. Che poi la vendita dei quotidiani crolli, e la reattività della gente alle stupidaggini sia la stessa dei narcotizzati, un nesso con le blandizie della continenza forse ce l’avranno. Un nesso amaro, interminabile come un ergastolo per la mia generazione afflitta da una genìa di politicanti impuniti come l’autore della svendita di ciò che fu comprato per l’utilità cittadina, non per la prosperità di Hera, che addirittura se ne compiace.

Amaro come la paradigmatica vicenda di F.C., simpatico dipendente comunale affetto da idiosincrasia per ogni forma di disonestà, compresa quella degli insopportabili avanzamenti di carriera ottenuti non per meriti lavorativi (fra i primi gradini nella scala del malaffare pubblico).

Effecì dichiarò in un blog che la posizione apicale di un dirigente comunale era dovuta anche alla sua appartenenza al gotha sindacale, riportando link a conferma del fatto oggettivo. Però, dimenticando che la chirurgia estetica può modificare il seno ma il cervello no, non tenne conto che la genìa dei dirigenti per meriti politici fa sì che questi si considerano dirigenti naturali per lignaggio. Perciò fu querelato per diffamazione dall’indignato dirigente naturale.

Querela respinta dalla Procura. Seguita dalla determinata opposizione del querelante, costretto ad incassare una seconda batosta dal Giudice che ha disposto la definitiva archiviazione. Perché l’archiviazione? Perché l’arguto Effecì ha rispettato il principio della Continenza!

Piena vittoria quindi? No. Vittoria di Pirro.

Effecì deve pagarsi le spese d’avvocato e di giudizio senza veder riconosciuta la validità delle ragioni addotte nel blog. Un’ulteriore conferma del potere creativo della Casta: può generare dal nulla dirigenti senza temere censure giudiziarie di sorta. Al massimo potrà ricevere qualche critica. Ma che sia garbata, altrimenti i critici dovranno rompere il salvadanaio per procurarsi un avvocato.

Paolo Giardini

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