Cronaca
16 Giugno 2013
Entro una settimana sarà completata l’operazione richiesta dai geologi

Terremoto e prevenzione, arriva la microzonazione

di Michele Fabbri | 4 min

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admin-ajax.phpEntro una settimana sarà completata la microzonazione del territorio del comune di Ferrara. Lo ha dichiarato a estense.com Luca Martelli, del Servizio geologico sismico e dei suoli della Regione Emilia Romagna, alla fine dell’intervento tenuto nell’ambito del convegno “L’Università di Ferrara ad un anno dal terremoto”,  che si è svolto presso l’ateneo cittadino.

Preso gli uffici dell’amministrazione locale sarà dunque disponibile, fra pochi giorni, un preciso quadro geologico, e la relativa cartografia su scala ridotta,  che potrà consentire la valutazione della risposta sismica locale in caso di terremoto di magnitudo pari a quelli attesi.  È solamente con questa  microzonazione  – detta di “secondo livello” – che si possono individuare con precisione le aree sottoposte a rischi di amplificazione e liquefazione (come è accaduto nell’Alto ferrarese).

L’impellente necessità di questa operazione deriva dall’appello lanciato ormai vent’anni fa dai geologi, che dissero che Ferrara era a rischio di terremoto e per un’efficace prevenzione era necessario costruire il modello geologico del territorio, con una scala sufficientemente ridotta per poter intervenire sui singoli edifici. E nel 2007 quella necessità indicata dai geologi  ha prodotto la legge regionale n 112 (fino ad ora largamente disattesa) che indica con chiarezza  Il percorso da seguire obbligatoriamente. Questa legge, e i regolamenti tecnici successivi, affermano che nelle aree in cui esiste un pericolo di effetti di sito e in particolare di liquefazione, bisogna fare approfondimenti di secondo e terzo livello, appunto la cosiddetta microzonazione. Bisogna cioè costruire un modello geologico che consenta di studiare come si comporta un singolo edificio di fronte a un sisma di magnitudo 6, come quello atteso nella nostra provincia.

Un caso concreto può essere di aiuto alla comprensione. Può accadere che gli edifici di un lato della strada siano costruiti su una lingua di sabbia depositata da un antico fiume che passava in quel sito, mentre quelli dall’altro lato poggino le loro fondamenta su argilla. In caso di terremoto, il terreno delle case costruite su sabbia si potrebbe liquefare, con grave danno per le strutture, mentre gli edifici del lato opposto subirebbero meno danni. Il piano geologico a livello di microzonazione serve proprio per acquisire queste conoscenze.

Sulla base di questo tipo dati  sarà possibile realizzare poi una serie di interventi fondamentali, che vanno dall’elaborazione di un efficace Piano di protezione civile aggiornato al rischio sismico, che ancora manca, alla microzonazione di “terzo livello”(quella su scala ancor più ridotta che consente di definire come si comporta il terreno del singolo edificio in caso di terremoto).

Tempi più lunghi invece per i comuni dell’Alto ferrarese, che devono fare i conti con risorse economiche ancora inadeguate, e per i quali si sta comunque procedendo in vari modi, sia acquisendo e “mettendo a sistema” dati di altre fonti già disponibili, sia con accordi di ricerca con l’Università, come nel caso del Comune di S.Agostino.

La microzonazione – che era già stata richiesta negli anni scorsi con insistenza e gravi ritardi proprio per i Comuni dell’Alto ferrarese – ha conosciuto un’accelerazione sicuramente dovuta agli eventi dell’anno scorso, come è sempre accaduto nel nostro Paese.

Questa accelerazione costituisce comunque un “vantaggio” che non bisogna assolutamente perdere. Per almeno due motivi. Il primo motivo lo ha spiegato chiaramente Vincenzo Fioravante, dell’Università di Ferrara nel corso del convegno. I fenomeni di liquefazione che si sono verificati durante il sisma del 20 maggio non hanno assolutamente “compattato” i terreni sabbiosi che si erano “liquefatti” durante la scossa, rendendoli più “stabili” di prima dell’evento. Di conseguenza, la  vulnerabili gli edifici eretti in quelle zone, in assenza di interventi, è rimasta uguale. Dal punto di vista geologico, e delle possibili conseguenze in caso di terremoto, tutto è tornato come prima.

Il secondo motivo è che la terra nelle nostre zone non ha affatto cessato di muoversi, come dimostrano il terremoto di magnitudo 3.9 avvenuto il 13 giugno al largo di Ancona e quello di magnitudo 3.8  avvenuto poche settimane fa  a Bondeno, rilevati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Probabilmente si tratta di eventi collegati a unico sistema geologico (attivo sotto i sedimenti della Pianura Padana che, partendo dai piedi degli Appennini “preme” contro la base delle Alpi e che passa anche sotto la nostra città). Caratteristica specifica di questo sistema di faglie è che producono ”terremoti associati” “in tempi storici”(ore, giorni, mesi).

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