Politica
9 Giugno 2013
Checchino Antonini e Saverio Ferrari a confronto su rinascita dell'estrema destra e suo legame con le istituzioni

Dialogo sul neofascismo: ‘Pericolo più vivo che mai’

di Ruggero Veronese | 5 min

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fotoDifficile immaginare di trovare in un piccolo chiosco sotto le mura di viale IV Novembre, a poche centinaia di metri dalla stazione, due personaggi come Checchino Antonini e Saverio Ferrari impegnati in un vivo confronto politico. Il primo, giornalista d’inchiesta romano noto anche per aver portato alla ribalta nazionale i casi Cucchi e Aldrovandi, intervistava infatti Ferrari, responsabile dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre, sul tema della rinascita e dell’avanza dei movimenti di estrema destra in Italia. Un dialogo tra studiosi che esplora a fondo le ragioni storiche e sociali del fenomeno, arrivando alla conclusione comune che “oggi il pericolo rappresentato dall’estrema destra nel paese è più vivo che mai”.

Al centro del discorso c’è la crescita di movimenti come Forza Nuova e Casa Pound e la loro influenza politica sulla “destra istituzionale”. Il ragionamento di Ferrari parte dalla situazione attuale dell’Europa, “dove c’è un continuo aumento delle aggressioni verso gli immigrati. Stiamo vivendo in Europa un passaggio epocale con la nasscita di una società multiculturale, e questo porta a una reazione dal basso. Non stupisce infatti che l’estrema destra stia raccogliendo consenso soprattutto tra le classi più disagiate. Come in Francia, dove il Fronte Popolare è il partito più votato dalla classe operaia”. Lo studioso cerca di fissare alcuni denominatori comuni dei movimenti di estrema destra europei, come “l’ossessione per l’immigrazione, la nostalgia di una presunta Europa bianca e cristiana e la chiusura al multiculturalismo. Un’intera lettura della storia basata non sui rapporti di classe, ma sulle questioni etniche”.

In Italia uno dei movimenti più attivi è Forza Nuova, fondato da Roberto Fiore e Massimo Morsello nel 1997. Un partito che secondo Ferrari già nel nome nasconde una contraddizione, dal momento che “Forza Nuova riprende tutti i concetti e i riferimenti ideologici e mitologici di Terza Posizione, un movimento neofascista sgominato dalla polizia nel 1980 con una serie di arresti, a cui Fiore scampò rifugiandosi in Inghilterra. Dopo che i suoi reati furono prescritti tornò in Italia per fondare Forza Nuova, anche grazie agli ingenti capitali che aveva accumulato durante la sua latitanza”. Tra i principali riferimenti “mitologici” a cui si rifà Ferrari c’è la Guardia di Ferro rumena, un gruppo neofascista attivo fino al 1941 e attualmente proibito dalla costituzione del suo paese. “Da questo modello Forza Nuova ha preso tutte le sue denominazioni, come i “Cuib”, un termine militare rumeno con cui i militanti di Forza Nuova chiamano le sezioni locali”.

Altro tratto comune delle estreme destre è per Ferrari la visione cospirativa, che crea una coesione maggiore nei gruppi e permette di modificare la realtà dei fatti storici. L’esempio più recente è quello delle ultime elezioni politiche: “Prima delle quali – afferma o studioso – i rappresentanti di Forza Nuova dicevano che avrebbero sfondato la soglia di sbarramento del 4%, mentre in seguito raccolsero solo lo 0,26%. Una sconfitta che giustificarono dicendo che Grillo, a loro avviso un uomo in mano ai servizi segreti americani, ha copiato alcuni loro temi per soffiargli l’elettorato”.

E se tra le forze “contagiate” da questi temi c’è anche la Lega Nord, “che trova però un grosso ostacolo nel concetto di patria”, il movimento a cui Antonini guarda con più preoccupazione è Casa Pound, “che fa propri alcuni temi e alcuni simboli di sinistra, arrivando addirittura a parlare del ‘camerata Che Guevera’”. Un timore su cui concorda anche Ferrari, quando afferma: “Ritengo che Casa Pound sia l’esperienza più pericolosa. Se Forza Nuova rientra in una dimensione politica classica, qui c’è il tentativo di costruire un movimento giovanile di massa di estrema destra. Il rischio nasce da alcune tecniche innovative, a partire dai legami culturali che cercano di acquisire figure indipendenti o appartenenti allo schieramento opposto”. Nascono così, secondo Ferrari, gli omaggi a Jack Kerouac, Rino Gaetano e a Che Guevara”: “Un’operazione culturale tutt’altro che grossolana – spiega Ferrari – perchè nel loro ragionamento non è importante che il Che fosse comunista. Quello che importa è che, proprio come i ragazzi della Repubblica di Salò, era un guerriero che andò a combattere una guerra persa in partenza contro l’America capitalista”.

Un’espressione di condanna verso il sistema economico americano che potrebbe far pensare a un reale spostamento a sinistra di questi movimenti, ma per Ferrari il discorso è molto più sottile: “Secondo l’estrema destra la crisi è colpa dell’élite finanziaria. Il problema è che per loro questa élite non è legata al sistema economico: sono anticapitalisti e antisistema ma non vogliono cambiare né l’una né l’altra cosa. La destra identifica il capitalismo come sistema di potere, e spesso in Italia è rappresentata da nazionalisti frustrati dal fatto che il nostro paese non è in grado di essere una potenza imperialista”.

Ma dopo le debacle elettorali dell’uno e dell’altro movimento, in cosa consiste attualmente il rischio portato dall’estrema destra? Per Ferrari è proprio qui la differenza decisiva tra l’Italia e gran parte dei paesi europei. “Nelle ultime elezioni – afferma lo studioso – l’unica forza a entrare in Parlamento è stata quella del clown La russa, Fratelli d’italia, grazie all’aiuto di Pdl e Lega, e quindi sembrerebbe che l’impatto dell’estrema destra nella politica sia modesto. Il problema è nel suo legame con la destra istituzionale, che fa sua la lettura di un paese assediato dall’immigrazione e le chiusure sui temi come i diritti degli omosessuali o lo ius soli. In molti paesi europei, come nell’Inghilterra di Cameron, la destra istituzionale ha preso le distanze da questi movimenti. È in Italia invece che tra le due destre c’è un dialogo costante, che ha pesanti ripercussioni sulla politica attuale, in cui vediamo un Pdl al potere assieme al Pd ma che ancora non vuole rinunciare ai legami con l’estrema destra”.

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