Lettere dal carcere. Non sono quelle di Gramsci, ma quelle che uno spasimante fin troppo insistente inviava alla sua bella. Che però non contraccambiava l’amore a strisce. Anzi, lo ha denunciato per molestie. Lui, codigorese di 57 anni, era stato abbagliato dal classico colpo di fulmine, guardandola e sognandola mentre lavorava dietro il bancone del bar che l’uomo frequentava.
E una volta entrato in prigione per fatti di droga, non potendola più vedere, le scriveva lettere piene di sospiri. Quando ha finito di scontare la pena, nel 2009, gli approcci si sono fatti sempre più insistenti: mazzi di fiori, fax sul luogo di lavoro (lei nel frattempo aveva cambiato impiego), anche un assegno da mille euro.
E lei, 31 anni, più turbata che lusingata (anche perché non lo aveva mai conosciuto), lo ha denunciato. Così a termine del processo davanti al giudice Luca Marini e al pm Alessandro Rossetti, l’uomo è stato condannato a una pena pecuniaria di 300 euro.
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