Cento
2 Aprile 2013
Cercò di avvelenare il marito ricoverato con infusi sciolti nell’acqua

Cinque anni a ‘Lady Oleandro’

di Marco Zavagli | 3 min

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adminCento. Cinque anni di pena per aver tentato di avvelenare il marito. Si chiude con un patteggiamento la storia di “Lady Oleandro”, al secolo Francesca Parmeggiani, 52 anni, moglie (oggi, per evidenti motivi, il matrimonio è naufragato e i coniugi sono in regime di separazione) di Marco Pirani, di sette anni più anziano.

Quella terminata davanti al gip Monica Bighetti è un racconto dal sapore di “Arsenico e vecchi merletti” in salsa locale. Dove al posto delle anziane ziette terribili di Frank Capra c’è una moglie di Renazzo – l’imputata – ch cercò di avvelenare il marito con infuso d’oleandro, una potente sostanza tossica estratta dall’infuso delle foglie della comunissima pianta da giardino.

A farne le spese l’inconsapevole marito, ricoverato in quei giorni per problemi fisici in ospedale. Siamo nel periodo tra marzo e aprile del 2011 e il personale medico del SS. Annunziata di Cento si accorge che lo stato di salute del paziente inizia visibilmente a peggiorare senza che i medici riuscissero a decifrare una diagnosi. Fino a quando non si sono accorti del possibile motivo: quelle bottigliette d’acqua che la moglie, devota, gli lasciava sul comodino a ogni visita quotidiana, con la raccomandazione di berle tutte.

Il timore di un possibile avvelenamento passò ai carabinieri di Cento che escogitarono un escamotage, anche questo da film, per smascherare la sospettata (che tra l’altro, si scoprirà, aveva una passione non proprio raccomandabile per l’esoterismo – l’oleandro è tra l’altro una pianta ben presente nell’immaginario della magia nera). Ecco allora che i militari, travestiti da paziente, la sorpresero mentre consegnava la mefitica boccetta di acqua al marito. Era il venerdì sera del 29 aprile. Le bottigliette vennero sequestrate e le analisi confermarono la presenza della sostanza velenosa al loro interno. Una modica quantità, non mortale ma sufficiente a debilitare ulteriormente lo stato del coniuge. La donna venne interrogata dagli inquirenti, fino alla confessione, e quindi indagata in stato di libertà per tentato omicidio.

Nel corso delle indagini l’avvocato difensore, Alessandro Falzoni, produsse una consulenza psichiatrica di parte nella quale “emergevano – spiega il legale – le vessazioni subite dalla signora nel corso della sua vita e che hanno influito poi nel comportamento finito all’attenzione della magistratura”. A ogni modo, nell’udienza a porte chiuse di oggi, la parte civile, rappresentata dall’avvocato Gianni Ricciuti, si era opposta alla richiesta di patteggiamento. Richiesta accolta invece dal pm Filippo Di Benedetto e confermata dal giudice Bighetti. Oltre alla pena detentiva non sono state comminate pene accessorie. ‘Bocciata’ anche la richiesta di provvisionale di 50mila euro a favore del marito.

Ora la difesa cercherà di fare istanza al tribunale per evitare alla donna il carcere, ma su quali basi l’avvocato Falzoni ancora non si sbilancia. “Quello posso dire – sono le sue dichiarazioni – è che devo complimentarmi con il comando dei carabinieri di Cento sia dal punto di vista professionale per come sono state svolte le indagini, sia dal punto di vista professionale umano per aver capito subito il dramma familiare della mia assistita”.

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