
Ciottolo di confine con iscrizione mi tular (dall’abitato di Spina, IV-III sec. a.C.)
Giovedì 4 aprile alle 16 presso il museo Archeologico Nazionale di Ferrara in via XX Settembre 122 si terrà la conferenza “L’Etruria padana: Spina” di Caterina Cornelio, direttore del museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
Una porta dell’Etruria padana verso la Grecia e l’oriente, una città cosmopolita tra Po e Adriatico, punto d’incontro di uomini e merci. Tutto questo è stata Spina, la città portuale etrusca sorta negli ultimi decenni del VI secolo a.C. alla confluenza tra un fiume appenninico e un ramo del Po, a breve distanza dal mare.
Caterina Cornelio illustra le caratteristiche di questo porto “vissuto” fino alla metà circa del III secolo a.C., un centro tanto ricco e importante da avere un donario presso il tempio di Apollo a Delfi. Una città dove il “vivere alla greca” si è a lungo contemperato con il costume etrusco, divenuto prevalente nell’ultima fase della sua esistenza.
La conferenza di Caterina Cornelio rientra nel ciclo di incontri dedicati a “Il mondo degli Etruschi” in programma al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara fino al 16 maggio.
Per dieci giovedì, gli archeologi della Soprintendenza Valentino Nizzo, Mario Cesarano, Paola Desantis, Caterina Cornelio e Simona Carosi, oltre al soprintendente Filippo Maria Gambari, provano a sfatare qualche “mito” e svelare qualche presunto “mistero”, senza nulla togliere al fascino che avvolge da secoli una delle civiltà più importanti dell’Italia preromana. Un modo per fare il punto sulle tante questioni in apparenza ancora irrisolte, dall’enigma della lingua al falso problema della loro origine, cercando al tempo stesso di capire, con l’aiuto della documentazione archeologica, perché nel corso dei secoli tanti autori antichi e moderni abbiano voluto attribuire a questo popolo caratteristiche peculiari e spesso contrastanti, con intenti che, lungi dall’essere storici e descrittivi, si sono poi rivelati talvolta fuorvianti se non proprio ideologicamente orientati
A seguire il calendario dei prossimi incontri:
Giovedì 11 aprile alle 16 si terrà la conferenza “Marzabotto etrusca: obiettivo sulla città alla luce delle più recenti scoperte” di Paola Desantis, archeologa Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna.
Ciò che fa di Marzabotto una testimonianza unica nell’ambito della civiltà etrusca è la straordinaria conservazione dell’originale impianto della città, scandito da ampie strade che si incrociano ortogonalmente suddividendo in modo regolare lo spazio della città, orientato sui canoni dell’etrusca disciplina. Dai resti delle abitazioni distribuite sul vasto pianoro alle costruzioni sacre sulla soprastante altura di Misanello, vera e propria acropoli della città, fino alle due aree funerarie immediatamente fuori dalla città dei vivi, passeggiare nell’area archeologica di Marzabotto significa viaggiare a ritroso per più di 25 secoli. Il direttore del Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto, Paola Desantis, fa il punto su una ricerca tutt’altro che esaurita come dimostrano i clamorosi risultati degli scavi più recenti che hanno individuato un tempio dedicato a Tinia, un nuovo santuario (cosiddetto della Terza Stipe) e nuove aree civili, e indotto a nuove ipotesi sulla porta settentrionale della città
Giovedì 18 aprile alle 16 avrà luogo l’incontro “Oltre l’immagine: vasi a figure rosse tra Atene e Spina” di Mario Cesarano, archeologo Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna.
Le necropoli di Spina hanno restituito una quantità enorme di vasi attici a figure rosse. Queste raffigurazioni che, al pari di un testo letterario, raccontano miti e storie leggendarie, sono anche i segni di un codice da decifrare. L’archeologo Mario Cesarano spiega come quei miti e quelle storie siano rappresentativi dei valori sociali e politici che facevano da sfondo alla vita quotidiana di quelle genti che si servivano di quei vasi e delle loro immagini, dagli ateniesi agli etruschi di Spina.
Giovedì 9 maggio alle 16 si terrà l’incontro “La donna in Etruria: forme e sostanza del ruolo femminile dall’archeologia” di Simona Carosi, archeologa Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna.
Attraverso lo studio degli oggetti tipici del mondo femminile,“le forme”, l’archeologia consente di ricostruire, almeno in parte, la “sostanza” del ruolo della donna nel mondo etrusco-italico, sia sotto il profilo socio-culturale, che religioso e politico. L’archeologa Simona Carosi passa in rassegna sia i contesti dell’Etruria vera che le testimonianze, ricche di valenze, dell’Etruria Padana, tracciando un quadro generale dell’universo “in rosa” del mondo etrusco fatto di vita domestica e cittadina, integrazione o isolamento, predominio o minoranza
Giovedì 16 maggio alle 16 “L’eredità dell’alfabeto etrusco: da Golasecca alle Rune” di Filippo Maria Gambari, soprintendente per i Beni Archeologici Emilia-Romagna.
Primi tra tutti i popoli celtici a evolversi verso la scrittura, i portatori della cultura di Golasecca adattano fin dal VII secolo a.C. l’alfabeto etrusco per scrivere nella propria lingua. L’alfabeto moderno, con consonanti e vocali, non sillabico, arriva così in modo precoce nel centro dell’Europa, solo un secolo dopo l’adozione da parte degli etruschi delle lettere greche e circa due secoli dopo l’adattamento alla lingua dei Greci delle lettere fenicie. Trasmettendosi e rafforzandosi durante l’età del Ferro presso i popoli celtici della Cisalpina occidentale, a partire dal II secolo a.C. questa modalità scrittoria (alternativa all’alfabeto latino) si diffonde su bastoncini di legno di faggio nel mondo germanico, in particolare in ambito sacro e magico. È così che nascono le rune. Definite nelle forme a partire dal II sec. d.C., si diffonderanno fino alla Scandinavia e saranno usate fino all’avanzato Medioevo. Il soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Filippo Maria Gambari, illustra come, attraverso i Celti cisalpini, la scrittura etrusca possa essere considerata la prima forma diffusa di alfabetizzazione dell’Europa barbarica.
Le lezioni, aperte a tutti, puntano in particolare al mondo della scuola; è anche previsto, a richiesta, il rilascio di un attestato di partecipazione.
Le conferenze sono gratuite, mentre l’ingresso al museo costa 5 euro (gratuito per gli under 18, gli over 65, studenti e docenti delle facoltà umanistiche, di architettura e delle Accademie di Belle Arti, previa esibizione del tesserino, ridotto a 3 euro per i giovani tra i 18 e i 25 anni).
L’evento è promosso dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna; coordinamento scientifico e organizzazione a cura di Valentino Nizzo, archeologo del museo Archeologico Nazionale di Ferrara.