Economia e Lavoro
23 Marzo 2013
Atmosfera molto tesa tra azienda e sindacati, che riescono a guadagnare tempo nella trattativa

Basell, niente esuberi senza un piano industriale

di Ruggero Veronese | 3 min

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Su questo fronte un primo risultato lo portano a casa i sindacati, con la verbalizzazione di un accordo che vincola il confronto alle sedi istituzionali (quindi con la costante mediazione di Regione e Comune) e che subordina le trattative sugli esuberi alla definizione dei progetti futuri di Basell. “Ora ci sarà un ragionamento comune – spiega Mantovani – tra enti territoriali e sindacati per proporre all’azienda un buon piano industriale, e solo successivamente saranno attivati gli incontri con l’azienda previsti dalla legge 223/91 per definire gli esuberi. Ma la nostra intenzione è quella di recuperare i posti di lavoro grazie a un solido piano da sottoporre alla società”.

Tuttavia, nonostante il primo risultato ottenuto, la strada sembra ancora in salita. “È stato un incontro molto teso – continua il segretario Filcem -, in cui la Regione ha giocato un buon ruolo di mediatore, ma abbiamo trovato un’azienda molto rigida, che ha tentato fino all’ultimo di scaricare su di noi ogni responsabilità. I sindacati hanno contestato il ragionamento dei tagli, che essendo rivolti alla ricerca fanno male all’impresa stessa, che rischia di perdere competitività rispetto ai concorrenti. L’amministrazione pubblica non ha ancora fornito elementi chiari, ma sappiamo che sta lavorando per verificare se ci sono condizioni che possono agevolare lo sviluppo nell’area petrolchimica: dal costo dell’energia elettrica a possibili applicazioni nella biochimica. Tutte questioni che possono essere sviluppate, anche se non si è ancora scesi nel dettaglio”.

E che l’atmosfera all’interno del palazzo della Regione fosse tutt’altro che tranquilla lo conferma in serata la portavoce del sindaco Tagliani, che parla di “un clima molto teso” e di “una trattativa che non stava andando bene”. L’assessore Muzzarelli convocherà ora le varie parti entro il 10 maggio, per esaminare la situazione e valutare se sarà già possibile trovare un accordo con l’azienda. L’impressione però è che per convincere i dirigenti della multinazionale bisognerà mettere sul piatto qualcosa che sta ben al di là dei poteri di sindacati e amministrazioni locali, e che senza l’intervento di un governo centrale e delle grandi società pubbliche, come Eni nel caso del costo dell’energia, anche il tempo guadagnato dai sindacati possa risultare inutile.

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