Politica
14 Marzo 2013
Il 'nono punto' di Paolo Calvano: l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti

Analisi del voto, i giovani snobbano il Pd

di Ruggero Veronese | 4 min

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Tre interventi di restauro per restituire decoro ad altrettanti monumenti cittadini. È il pacchetto di opere avviato in questi giorni dal Comune di Ferrara, per una spesa complessiva di circa 100mila euro, per il recupero della statua e della fontana dell'acquedotto monumentale di piazza XXIV Maggio, del monumento a Garibaldi in viale Cavour e del monumento ai tre eroi risorgimentali ferraresi Succi, Malagutti e Parmeggiani, sulle mura di viale IV Novembre

foto (5)Dispersione del voto, soprattutto tra le frange più giovani dell’elettorato, e non punto da aggiungere a quelli messi sul tavolo dal segretario nazionale. Sono gli elementi principali emersi dal confronto del segretario del Pd ferrarese Paolo Calvano con i sostenitori del partito del circolo Lambertini di via Bologna.

“Noi queste elezioni le abbiamo perse, e non ce lo aspettavamo perché eravamo certi di averle preparate bene”,  fa il punto della situazione Calvano snocciolando numeri e cifre dell’ultima tornata elettorale. Un’analisi che evidenzia come su tutto il territorio nazionale il Pd abbia perso 4 milioni di elettori, e che pur restando il partito con più seggi in Parlamento non può non porsi delle domande su un successo a lungo annunciato e sfumato all’ultimo momento. “Le abbiamo perse perchè il nostro obiettivo era dare un governo stabile al paese, ma i seggi al Senato non ce lo consentono”.

Nei dati evidenziati durante l’incontro si nota come “il calo del Partito Democratico sia stato molto più contenuto in Emilia Romagna e ancora di più nella provincia di Ferrara”, mentre il centro-sud sia l’area dove il centrosinistra ha registrato la maggior dispersione di voti. Una disaffezione che ha premiato soprattutto il Movimento 5 Stelle, il cui successo è stato uno degli argomenti principali della serata sia per quanto riguarda l’analisi del voto sia nelle ipotesi di futuri scenari di governo. Una parte importante dell’analisi è stata dedicata al voto giovanile: 3,4 milioni di elettori al di sotto dei 25 anni che hanno potuto votare solo alla Camera e che assumeranno un’importanza ancora maggiore quando saranno ammessi anche a scegliere il Senato. Qui i dati si fanno preoccupanti per il Pd, che ha raccolto solo il 7,26% dei nuovi elettori (10,74% se si aggiunge anche Sel), un bacino elettorale quasi monopolizzato dal Movimento 5 Stelle con il 41,32 delle preferenze, ma che alle proposte del centrosinistra ha preferito anche il Pdl (14,96% dei voti).

“Il dato sui giovani – spiega Calvano – mi preoccupa fino a un certo punto, perché è abbastanza naturale e anche comprensibile che a 18 si sia attratti da un certo tipo di richiamo e di stile nel far politica. Ciò che invece trovo più grave è altro: volevamo essere il partito laburista e ci siamo trovati senza il voto dei lavoratori, che a noi hanno preferito i messaggi di Grillo, un po’ come accadde anni fa con la Lega”. Il segretario Pd non evita le autocritiche sul modo in cui è stata condotta la campagna elettorale, pur riconoscendo “il grande merito di Bersani di aver voluto fare le primarie, senza le quali la perdita di voti sarebbe stata maggiore. E il grande merito di non esserci divisi, con Renzi ha subito riconosciuto la sconfitta alzando il braccio del vincitore”. Cos’è allora che non ha funzionato? Secondo Calvano “siamo andati in campagna elettorale non convinti di poter affermare il nostro modello di governo del paese. Bersani ha detto che con il 51% avrebbe governato come con il 49%. Ma in questo modo il messaggio che è passato era che non eravamo sicuri di riuscire a governare da soli, e che votando noi era già implicita un’alleanza con Monti, tra l’altro nel peggior momento di popolarità del suo governo”.

Ora il nodo diventa quello di trovare un’alleanza che voti una fiducia all’esecutivo, e le premesse non sono incoraggianti: “Ha fatto bene Bersani – continua il segretario provinciale – a proporre gli otto punti, ma non stiamo proponendo a Grillo di entrare nel governo, solo di appoggiare le singole proposte, a cui io aggiungerei anche un nono punto: l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti. Anche se in passato mi sono espresso a favore del finanziamento, studiando il bilancio dei circoli e delle sezioni abbiamo visto che noi ce la facciamo anche senza, che siamo autonomi. Se Grillo dovesse rifiutare le nostre proposte noi diremmo di no a un’intesa col Pdl, che abbiamo già vissuto in passato. A quel punto passeremmo la parola al capo dello Stato, escludendo le larghe intese con Berlusconi e Monti insieme. E se dovessimo tornare a votare sono convinto che il Pd debba rifare le primarie”.

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