Lunedì 11 marzo (ore 21.30) il Jazz Club Ferrara abbandona, per poco, Happy Go Lucky Local per proporre al pubblico della torre estense del Jazz un appuntamento imperdibile, firmato One More, con il Kenny Garrett Quintet che presenterà Seeds From The Underground, ultimo episodio discografico (Mack Avenue Records, 2012) del celebre sassofonista di Detroit.
Non si esagera se si iscrive Kenny Garrett tra i sassofonisti più influenti degli ultimi trent’anni. Sulle orme del padre, sassofonista tenore, Garrett esordisce nel 1978 nell’orchestra di Duke Ellington capitanata dal figlio di Duke, Mercer, per poi passare alla Mel Lewis Orchestra.
Fondamentale è l’esperienza condotta nel gruppo di Miles Davis, con cui si esibisce a partire dagli anni ’80 fino alla morte del trombettista. Risale invece al 1984 il suo primo album come leader, Introducing Kenny Garrett (Criss Cross), mentre nel 1986 entra a far parte dei mitici Jazz Messengers di Art Blackey. Vincitore di un Grammy Award con la Five Peace Band – insieme a John McLaughlin, Chick Corea, Christian McBride e Vinnie Colaiuta – Garrett vanta ulteriori prestigiose collaborazioni con artisti, quali: Pat Metheny, McCoy Tyner, Pharoah Sanders, Marcus Miller, Ron Carter, Herbie Hancock, Elvin Jones, ecc.
Seeds From The Underground è l’ultima fermata di ciò che continua ad essere per Kenny e auspicabilmente per gli ascoltatori un affascinante viaggio musicale; una dichiarazione sonora della costante crescita dell’artista sia come sassofonista, sia come compositore.
Consiste, infatti, di composizioni del tutto originali e rappresenta un sincero omaggio a coloro che hanno ispirato Kenny sia dal punto di vista musicale che umano.
“Tutti i brani sono dedicati a qualcuno” spiega Garrett “e i ‘semi’ sono stati piantati, direttamente o indirettamente, da persone che si sono rivelate essenziali alla mia evoluzione.”
Il brano Boogety Boogety, ad esempio, è un omaggio al padre e a quando, insieme, guardavano film western sul divano (il titolo onomatopeico, infatti, riconduce ad un cavallo al galoppo). Si passa a Detroit, una composizione evocativa, omaggio alla città natale e al suo mentore, Marcus Belgrave. Altri brani, poi, sono veri e propri tributi agli eroi musicali di Garrett: J Mac si riferisce a Jacky McLean, Haynes Here a Roy Haynes, mentre Do Wo Mo è dedicata rispettivamente a Duke Ellington, Woody Shaw e Thelonious Monk.
Ma Seeds From The Underground sancisce anche il ritorno di Kenny Garrett a sonorità più marcatamente straight ahead, alla melodia, da cui si evince anche l’insaziabile curiosità di questo artista ad esplorare e far propri generi musicali diversi provenienti dalle più disparate parti del mondo.
“Amo la sfida che comporta l’essere ricettivi sia nei confronti della musica, sia della vita in generale.” Spiega Garrett “Attualmente sto ascoltando musica della Martinica, mi piace. E se mi piace, magari posso incorporarla in qualcosa che creo. Per la composizione, invece, è un po’ diverso. Non controllo ciò che scrivo. La musica giunge dal Creatore, è un dono che va colto. Io scrivo ogni genere di musica in continuazione. Non importa cosa, ringrazio semplicemente quando arriva.”
E in questo meraviglioso viaggio Kenny Garrett è sostenuto da un quartetto ben collaudato costituito da Benito Gonzalez al pianoforte, Corcoran Holt al contrabbasso, Marcus Baylor alla batteria e Rudy Bird alle percussioni.
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