Anche Enzo Pontani entrerà in carcere per scontare i sei mesi di reclusione, residuo dell’indulto dei tre anni e mezzo comminati in cassazione per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi.
Prima di lui, erano già entrati nelle case circondariali di Ferrara e Rovigo Paolo Forlani, Luca Pollastri e Monica Segatto, gli altri tre poliziotti allora in forza alla questura di Ferrara che il 25 settembre del 2005 ingaggiarono la violentissima colluttazione che portò alla morte il ragazzo.
Pontani, la cui posizione lo scorso 23 gennaio era stata rinviata per un difetto di notifica, si era presentato lo scorso 26 febbraio davanti al tribunale di sorveglianza di Bologna accompagnato dagli avvocati Michela Vecchi e Giovanni Trombini per chiedere l’assegnazione ai lavori socialmente utili o in subordine ai domiciliari. In quell’occasione, all’uscita dal tribunale, una delegazione del sindacato Sap lo aveva applaudito pubblicamente in segno di solidarietà.
L’avvocato Trombini ha appreso la notizia dai giornalisti nel tardo pomeriggio, non avendo ricevuto risposta in mattinata presso la cancelleria. “Viviamo in un paese molto curioso e particolare – commenta amareggiato – dove, con violazione dei diritti dei cittadini, ordinanze importanti per la stessa libertà di una persona non vengono comunicate al difensore negli orari di cancelleria e vengono invece apprese dagli avvocati lo stesso pomeriggio dai cronisti. Questa è una violazione di uno Stato democratico”. Trombini anticipa che, così come i suoi colleghi che assistono gli altri poliziotti, si appellerà a questo punto al decreto svuota-carceri, “ma con che esito non si sa”.
“Faremo sicuramente appello allo svuota-carceri e anche ricorso per Cassazione contro questa ordinanza”, aggiunge l’avvocato Vecchi, anche lei “molto triste per questa decisione. Le decisioni dei magistrati vanno sempre accettate, ma in questo contesto è molto difficile”. L’avvocato confidava in un esito positivo, “visto che avevamo portato elementi nuovi all’attenzione dei giudici. Posso solo dire che per avvocati, giuristi e cittadini quali siamo è un rovvediemento molto, molto difficile da accettare”.
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